Roarback non è solo il titolo di un discutibile album dei Sepultura, ormai orfani di Max Cavalera, ma in questo caso è il nome di una band thrash metal danese. Un gruppo che del thrash metal si rifà alla tradizione old school più grezza e minimale, e che in questo EP di cinque canzoni snocciola una dose di furia sonora che si rifà pienamente agli Slayer degli esordi (“Warmachine” rasenta il plagio), quelli di lavori come “Show No Mercy”, per intenderci.
C'è ancora da migliorare però, la potenza e la cattiveria sono quelle giuste, ma il sound complessivo del lavoro è ancora troppo caotico; il songwriting possiede degli spunti compositivi interessanti e vincenti (si ascolti il groove di “My World”), ma i suoni decisamente non aiutano.
La voce innanzitutto è troppo alta, nonostante lo stile vocale di Dennis sia decisamente adatto al genere, richiamando vagamente Peter dei Vader; i suoni delle chitarre sono granitici, troppo però, dato che creano il giusto impatto per le parti più cadenzate e marzial,i ma si rivelano caotiche ed imprecise nelle parti ritmicamente più serrate.
Il basso è abbastanza evanescente, mentre la batteria è ben suonata, ma l'editing ed il lavoro dei suoni è decisamente da dimenticare; apprezzo pienamente la fedeltà allo stile della vecchia scuola, ma forse un po' di attenzione in più sulla produzione avrebbe decisamente aiutato.
Consiglio i Roarback a tutti i thrashers nostalgici delle produzioni grezze e registrate con il mangiacassette, ma per gli audiofili meglio lasciar perdere.