PROVENIENZA: Portogallo
GENERE: Atmospheric Doom/Death Metal
TRACKLIST:
1. Disintegrate =VIDEO PT. 1= / =VIDEO PT. 2=
LINE-UP:
Guilherme Henriques – Voce, Chitarra
Pedro Soares - Batteria
PROVENIENZA: Portogallo
GENERE: Atmospheric Doom/Death Metal
TRACKLIST:
1. Disintegrate =VIDEO PT. 1= / =VIDEO PT. 2=
LINE-UP:
Guilherme Henriques – Voce, Chitarra
Pedro Soares - Batteria
Se il 2022 è stato l'anno dei portoghesi Gaerea, con la loro definitiva consacrazione nel panorama Black europeo e mondiale, il 2023 è il turno degli Oak, gruppo formato proprio da due membri - un ex - dei Gaerea, per quanto riguarda il filone Atmospheric Doom/Death Metal. Formatosi nel 2018, il duo fin dal primissimo "Lone", uscito l'anno seguente, si è contraddistinto per l'enorme e quasi incalcolabile potenza evocativa del disco. Atmosfere cupe ma mai pesanti, sognanti, tristi, malinconiche e costantemente spennellate da ferocissime sezioni Death, per un album che, alla fine dei conti, risultò un vero e proprio gioiello. D'altronde stiamo pur sempre parlando di due artisti che di certo non sono alle prime armi. Tradotto: la vena Gaerea si sente, ma non da un punto di vista di sonorità, quanto di attitudine nel saper emozionare nota dopo nota. Insomma, per farla breve, gli Oak si sono immediatamente ritagliati una fetta importantissima della scena portoghese. Ma è in questo 2023, con il passaggio a Season Of Mist, che i Nostri vengono ufficialmente consacrati con il qui presente "Disintegrate": secondo monolitico capolavoro che eleva ancor di più quanto fatto di buono nel 2019. Una sola omonima suite di 45 minuti in cui la band ripercorre le fasi dell'ascensione verso nuove dimensioni oniriche: un vero e proprio viaggio astrale che minuto dopo minuto ti fa spogliare di ogni orpello fisico e materiale fino a raggiungere vette finora inesplorate. Dalla disintegrazione del corpo fino alla consacrazione dell'anima, "Disintegrate" ti tiene incollato alle cuffie in un costante saliscendi di emozioni contrastanti: la dolcezza delle chitarre e dei meravigliosi arpeggi si infiamma della furia del Death Metal che viene costantemente impreziosito dalle ritmiche rallentate molto vicine ai Paradise Lost o My Dying Bride in questo continuo oscillare. Potremmo definire la nuova creatura degli Oak come un caleidoscopio: non esiste e non esisterà mai una prospettiva sola, ma una serie infinita di piani esistenziale che si fondono l'uno sull'altro creando un qualcosa mai sentito fino ad ora. Ed è impressionante come una sola traccia di 45 minuti non annoi nemmeno per un secondo, ma che anzi riesca a regalare un ventaglio emotivo semplicemente indescrivibile. Da qui non possiamo che dare al disco il voto massimo, anche se sarebbe riduttivo giudicare un'opera simile solamente con un numero. Qui si va ben oltre la musica: qui il Metal tocca una delle sue vette più alte. Tra i candidati ad "album dell'anno" ad occhi chiusi. Complimenti!