Gli Eternal Voyager sono un gruppo del Minnesota attivo addirittura dal 1998, ma che arriva solo nell’ottobre 2014 al sospirato debut album, con questo “The battle of eternity”, dotato di una copertina non proprio esaltante, con il solito guerriero con spadone e le solite montagne innevate in sfondo. Trattandosi di un’autoproduzione, non c’è da sorprendersi se ci sia stata presentata praticamente ad un anno di distanza dalla sua release date ufficiale, né c’è da sorprendersi se il suono proposto non è dei più puliti e godibili. Un apprezzamento va comunque concesso alla passione e perseveranza che sembrano abbastanza evidenti. Il sound degli Eternal Voyager è un classico US-power old-fashioned, con forti richiami allo speed metal e qualche sporadico accenno al thrash meno arrabbiato; tutto sommato, qualcosa di apprezzabile se non fosse per due evidenti problematiche che minano alla base il tutto. In primis il problema principale è la voce del singer e leader Brian Blake, troppo roca e sporca per questo genere di musica (sarebbe sicuramente più adatta al thrash), oltre ad essere alquanto monocorde e poco espressiva, ma andateglielo a spiegare voi a chi ha fondato la band che sarebbe meglio trovare un cantante degno di tal nome! Il secondo problema (tolte le inutilissime e per fortuna brevi intro ed outro) sta nel fatto che tutti i brani hanno lunghezze esagerate che si assestano attorno ai 6/7 minuti, per una durata totale di oltre un’ora che è praticamente un’infinità per soli 9 pezzi di questo genere, soprattutto se non vi chiamate Iron Maiden o Dream Theater. Se poi volete aggiungere che l’originalità risiede molto lontano da qui, capirete le ragioni della bocciatura. Mi dispiace che l’esito sia questo, anche perché la musica della band non è malaccio, ci sono diversi assoli di chitarra piacevoli, qualche pezzo decente come la lenta “Sands of time” che, con un cantante migliore, sarebbe stata una suite di gran gusto. Non so se gli Eternal Voyager riusciranno mai ad emergere dall’underground, di certo avranno bisogno di accorciare di parecchio i loro pezzi, per renderli maggiormente fluidi e scorrevoli e soprattutto sarà necessario che Brian Blake si dedichi solo alla chitarra e cerchi un cantante valido per la sua band. Date comunque un ascolto a questo “The battle of eternity”, magari giudicherete diversamente dal sottoscritto....