Line Up:
Anthony Hoyes - vocals
Jayare Leos - guitars
Rock Rollain - bass
Daniel Beck - drums
Tracklist:
1. The Ever Living
2. Under a Dying Sun
3. Nocturnity
EP con pochissime luci e molte ombre per i Vorzug Hot
recensioni
opinioni autore
Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 2017
#1 recensione - Guarda tutte le mie opinioni
Mi sa tanto che mi trovo in disaccordo con la collega che ha recensito, qualche tempo fa, il debut degli americani Vorzug. Nell'ascoltare l'EP "Three" non ho trovato, in tutta sincerità, nulla di così entusiasmante, anzi... Ma procediamo con ordine. Fondati nel 2014 a Phoenix, Arizona, da quattro "old guys" con la voglia di suonare old school Blackened Death, i Vorzug rilasciano il debut album, "Call of the Vultures" poco dopo, tornando poi alla carica nel gennaio di quest'anno con l'EP che abbiamo qui in esame.
Nel titolo parlo di luci ed ombre, ma più nello specifico? Constatando in primis che solitamente mi trovo un po' in difficoltà a recensire prodotti così esigui ("Three" è infatti composto da, guarda un po'?, tre soli pezzi), posso comunque dire che sul piano musicale i Vorzug mi hanno in parte convinto. In parte perché strumentalmente, pur non avendo qualcosa che faccia gridare al miracolo, qualcosa di buono c'è. Però c'è l'effetto di "già sentito". Che poi, trattandosi, di un genere, come detto, old school, magari ci si può anche stare, ma ciò non toglie che già al secondo dei tre pezzi l'effetto di cui sopra è ampliato all'ennesima potenza. Ma se pure vogliam esser buoni e passarci sopra, quello che non va del tutto risiede nella produzione. Come ho avuto già modo di dire in passato, "old school" non significa che un disco debba uscire con una produzione insufficiente, ma ahimè due su due mi sono ritrovato con questa situazione. Già la prestazione vocale di Anthony Hoyes, il cui lungo soprannome omettiamo, l'ho trovata ampiamente deficitaria, se poi va a sovrastare in maniera netta il comparto strumentale... Poi non so se è fatto apposta o meno, ma comunque: so cosa vuol dire respirare di diaframma e come si fa, ma compito del produttore è far sì che non si senta sul disco, quindi quel respiro che si sente fin troppo spesso non mi fa pensare a qualcosa di propriamente tecnico, ma ad uno asmatico. E per dovere di cronaca, aggiungiamo le parti in "scream" (virgolette d'obbligo) assolutamente insufficienti.
Insomma, ho approcciato questo EP, quando mi è stato mandato per recensirlo, con entusiasmo, visto che in fondo io di metal estremo ci campo, in pratica. Purtroppo è bastato il primo ascolto per far scemare del tutto l'entusiasmo iniziale e ad ogni nuovo ascolto - ricordo che non sono pochi per disco, ad ogni recensione - ha lasciato sempre più il posto ad una bruciante delusione ed un "vago" senso di noia. E riguardo quest'ultimo punto, per una volta mi sento di dire: ma meno male che i pezzi son solo tre! Se volete dar loro una possibilità ascoltando questi pezzi, fate pure; io, personalmente, non mi sento di consigliarlo. Ma cosa c'avrà trovato la collega, nello scorso disco?