Line Up:
Daniel Casari – vocals
Alessio Cattaneo – guitars
Edoardo Spadoni - guitars
Giulio Galati - drums
Tracklist:
1. Oni [01:45]
2. The Pyromaniac - Anarchogrind [02:59]
3. Humanphobia [04:27]
4. Sickness and Aluminium Foil Helmets [04:33]
Running time: 13:44
A cavallo tra il moderno Mathcore ed il classico Death/Grind: i romani Onryō Hot
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opinioni autore
Secondo lavoro in studio per i romani Onryō, band formatasi grazie Daniel Casari (ancora oggi vocalist della band) e Deborah Pettine, cui si aggiunsero Alessio Cattaneo e Giulio Galati, batterista tra gli altri degli Hideous Divinity. Nel 2012 è uscito un primo demo di 3 pezzi, seguito a 5 anni di distanza da questo EP, "Mūto", in uscita domani per la Everlasting Spew Records. La proposta della band capitolina è un tecnicissimo Mathcore in cui forti sono le influenze del più ferale Grind made in U.S.A.
La cultura giapponese gioca un ruolo predominante nella sfera degli Onryō: basti pensare al nome, al titolo dell'EP, "Mūto"... ed alla traccia che apre questo disco, "Oni", in cui, in nemmeno due minuti, i nostri decidono di mettere da subito le cose in chiaro. "Nervoso" è probabilmente l'unico termine per descrivere il sound degli Onryō; ritmiche sincopate (con un Giulio Galati in grandissimo spolvero) ed un riffingwork che prende a piene mani gli insegnamenti di gruppi quali The Dillinger Escape Plan e Converge, senza però fossilizzarsi in un unico piano sonoro. Basta prendere ad esempio quella che è a mani basse la miglior canzone dell'EP, "Humanphobia", in cui il mix col Grind è reso decisamente al meglio. Tecnicamente ineccepibili, gli Onryō si avvalgono anche di una produzione ottima, con voce e strumenti perfettamente bilanciati senza il minimo errore.
Il Mathcore è un genere per cui non esistono mezze misure: o lo si ama o lo si odia. Il merito degli Onryō con questo loro "Mūto" è quello di rendere un genere ostico accessibile a più ascoltatori grazie alle forti influenze più "classiche". Un EP, dunque, che non lascerà scontenti molti, aiutato anche da una durata esigua (che è paradossalmente l'unico difetto imputabile a questo disco) che rende l'ascolto meno pesante a chi non è abituato a certe sonorità. Onryō promossi su tutta la linea insomma, ma non posso negarvi la curiosità di poterli ascoltare su una distanza maggiore.