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Autokrator: il suono delle catacombe Autokrator: il suono delle catacombe Hot

Autokrator: il suono delle catacombe

recensioni

titolo
Hammer of the Heretics
etichetta
Krucyator Productions
Anno

LINE UP: 
David Bailey - vocals 
L.F. - guitars, bass 
Kévin Paradis - drums 

TRACKLIST: 
1. Against Flesh and Blood [06:09] 
2. Le Sang Impur [09:35] 
3. Interlude [03:12] 
4. Hammer of the Heretics [08:32] 
5. Inquisitio-Denunciatio-Exceptio [06:39] 

Running time: 34:07 

opinioni autore

 
Autokrator: il suono delle catacombe 2018-05-02 14:47:14 Daniele Ogre
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Daniele Ogre    02 Mag, 2018
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Terzo album per i francesi Autokrator, band formatasi nel 2014 che, prima di questo "Hammer of the Heretics", ha già pubblicato il debutto eponimo nel 2015 e "The Obedience of Authority" nel 2015. Con il loro Death Metal pesante e claustrofobico, in cui forti si sentono anche influenze Doom e sperimentazioni Dark, gli Autokrator sono accostabili a quello che è uno dei gruppi più 'malati' del globo, gli australiani Portal.

Molto, nel sound del duo francese (L.F. chitarra e basso, David Bailey voce, cui si aggiunge in questo disco il batterista dei Benighted Kévin Paradis), è riconducibile alla Experimental Death band oceanica: un growl sepolcrale - vuoi anche per il riverbero dato -, suoni estremamente pesanti e sulfurei che, anche nei rari momenti più veloci, danno sempre una sensazione di claustrofobia continua. Il lavoro di produzione è, insomma, qui eseguito in maniera magistrale: l'obiettivo degli Autokrator, c'è da scommetterci, era proprio riuscire a dare queste sensazioni funeree, ascoltando il proprio lavoro, e grazie ad una produzione curata nei minime dettagli, per l'appunto, tale obiettivo viene raggiunto alla perfezione. Vero che se si preferisce un Death Metal (o il Death/Black, in questo caso) più 'classico', gli Autokrator non sono propriamente la band da andare a ricercare: brani come la title-track e, soprattutto, "Le Sang Impur" sono infatti dei veri e propri monoliti, che devono la propria enorme pesantezza ad atmosfere che rasentano il più sepolcrale Funeral Doom, derivanti anche dal passato recente della band francese, che ha cominciato il proprio viaggio con un Death/Doom con fortissimi elementi Drone.

E' un Death/Black diverso da quello che si è abituati a sentire, quello degli Autokrator, lontano dunque da quello, ad esempio, di Belphegor e Behemoth (seppure nel brano "Hammer of the Heretics" echi del colosso polacco sono riscontrabili). L'act francese è riuscito a non cancellare del tutto le proprie prime influenze Doom/Drone, dando vita ad un album come questo "Hammer of the Heretics", il cui ascolto provoca la straniante sensazione di ritrovarsi rinchiusi in una catacomba, nel buio più totale e circondato solo dal putrido puzzo di morte. Non per tutti questa band, ma chi saprà apprezzarli letteralmente amerà quest'album.

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10
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