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Un lavoro discreto per i polacchi Thunderwar, ma occorrerebbe un tocco personale maggiore Un lavoro discreto per i polacchi Thunderwar, ma occorrerebbe un tocco personale maggiore Hot

Un lavoro discreto per i polacchi Thunderwar, ma occorrerebbe un tocco personale maggiore

recensioni

titolo
Wolfpack
etichetta
Lifeforce Records
Anno

LINE UP: 
Kamil Mandes - vocals, bass 
Witold Ustapiuk - guitars 
Maciej "Olszak" Olszewski - guitars 
Pavulon - drums 

TRACKLIST: 
1. Wolfpack [04:05] 
2. Woodland Spirit [03:47] 
3. Circle of Runes [06:11] 
4. Thunderer [04:55] 
5. The Winds They Called the Dungeon Shaker (Darkthrone cover) 

Running time: 22:30 

opinioni autore

 
Un lavoro discreto per i polacchi Thunderwar, ma occorrerebbe un tocco personale maggiore 2018-06-04 12:17:26 Daniele Ogre
voto 
 
3.0
Opinione inserita da Daniele Ogre    04 Giugno, 2018
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Attivi dal 2011 (dal 2012 con questo nome), i polacchi Thunderwar pubblicano con l'EP "Wolfpack" il loro terzo lavoro, dopo l'EP d'esordio "The Birth of Thunder" del 2013 e l'album del 2016 "Black Storm". Questo EP del quartetto di Varsavia - che può vantare nella formazione che ha registrato il lavoro il batterista degli Hate ed ex-Vader Pavulon - segna anche un passo importante, essendo infatti il primo sotto l'egida di Lifeforce Records.

I nostri rilasciano un lavoro in cui l'amore per l'old school è riscontrabile in ogni singola nota; con il loro sound, infatti, i Thunderwar omaggiano bands come Obituary - le vocals di Kamil Mandes rimandano fortemente a quelle di mr. John Tardy -, Bathory, primi Death, ma anche la NWOBHM degli 80's. Insomma, non sentirete nemmeno un accenno moderno in "Wolfpack": l'unica concessione è data ad una produzione a dir poco ottima con suoni bilanciati, chiari e potenti, senza che però vengo snaturata di una virgola l'attitudine 'vintage' della band. Thunderwar che dimostrano anche una certa varietà nelle composizioni: se nei primi due brani "Wolfpack" e "Woodland Spirit", ad esempio, abbiamo sonorità che molto devono agli Obituary in primis, ma anche al classico Heavy britannico nelle parti soliste, i toni si fanno guerreschi e pagani con la spettacolare "Circle of Runes", che sembra un vero e proprio tributo al mai troppo compianto Quorthon. Con la seguente "Thunderer" i toni per certi versi si fanno quasi "venomiani", con un brano aggressivo e che, probabilmente, sarà quello di maggior successo in sede live. A chiudere i poco più di 20 minuti di "Wolfpack" c'è infine un vero e proprio tributo, ossia la cover di "The Winds They Called the Dungeon Shaker", brano dei Darktrhone dall'allbum "Dark Thrones and Black Flags" (siam già nell'era Heavy/Punk insomma), pezzo sì fedele all'originale ma che viene comunque rivisitato secondo lo stile della band polacca.

Bastano poco più di 20 minuti ai Thunderwar per tirare fuori un lavoro sì interessante, ma in cui manca forse quel tocco personale che possa far fare quel salto di qualità necessario. Insomma, il lavoro dei Thunderwar in questo "Wolfpack" è buono, ma le influenze dei vari Obituary e Bathroy, per dire, sono fin troppo palesi. Comunque sia, ciò non toglie che per gli amanti delle sonorità a cavallo tra la fine degli 80's e la prima metà dei 90's, "Wolfpack" è un lavoro che potrà risultare decisamente piacevole.

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