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Winternight Poetry I - VII
In Tenebriz, roba che merita un ascolto! Hot
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Ultimo aggiornamento: 19 Agosto, 2018
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Non conoscevo il progetto In Tenebriz, one man band Russa che negli ultimi dodici anni ha dato in pasto alla scena numerosissime releases! E qui devo dire che, pur non conoscendo il progetto, son rimasto colpito da questo "Winternight Poetry".
Il doom/funeral/death ha influenzato notevolmente la scena Russa negli ultimi quindici o vent'anni e qui le influenze che arrivan proprio da quel mondo non più tanto sommerso, son davvero tante. A cavallo tra Despond, Intaglio, primi Reido, la mente e braccio di In Tenebriz, Wolfir, snocciola un pugno di brani in cui un sentore quasi burzumiano, che ricorda vagamente i Black Autumn, si mescola con i connotati doomish dei gruppi appena citati. Il risultato è interessante, mai monotono (a livello di riffing) e, nonostante ci sian alcune ingenuità a livello di composizioni, dovute alla produzione piú che alla musica in sé, il tutto mantiene alta la tensione e dai primi due brani si intravede chiaramente la direzione che l'opera intraprenderà.
Il lento incedere dei pezzi che compongono questo disco riesce a dar voce a movimenti pieni di atmosfera e sensazioni malinconiche degni dei migliori e tormentati Wraith Of The Ropes. Per quanto il progetto venga presentato come "atmo black ambient", c'è tanto di piú nel calderone e a livello di suoni e produzione questo LP non ha niente di black o quasi!
Le chitarre "pulite" a livello di registrazioni e non di distorsione o meno, il drumming campionato, le voci gracchianti ma non acide o sataniche, le parti ambient (che si trovano ovunque ormai e che non son una novità in ambito estremo per nessun sottogenere), fanno di "Winternight Poetry" una mosca bianca. Forse un lavoro di difficile connotazione, ma di totale apprezzabile intensità.
Una pecca notevole purtroppo è la scelta dei pattern a livello di tastiere/synth. Strumento fondamentale per la proposta del progetto, ma che alla lunga puó risultare monotono e prolisso con un mood dissociante che marca la ritmica con nenie orrorifiche.
Ci son brani che per idee spiccano sopra altri, ma che a livello complessivo si mischiano con il restante gioco di luci ed ombre dell'intero album. Il sesto capitolo di questo disco va citato senza ombra di dubbio per l'ulteriore influenza che i Bethelehem di "S.U.I.Z.I.D" han giocato in "Winternight Poetry", il resto è grasso che cola.
Un album da avere? Forse non necessario, ma che assolutamente mostra un progetto che per longevità e per la proposta in sè merita un occhio di riguardo. Non mi stupirei se prima o poi In Tenebriz divenisse un gruppo di punta dell'alternative black a livello mondiale. Provare per credere!