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Con questo nuovo doppio studio album, Doro mantiene ancora saldo il suo scettro di “Metal Queen”. Con questo nuovo doppio studio album, Doro mantiene ancora saldo il suo scettro di “Metal Queen”. Hot

Con questo nuovo doppio studio album, Doro mantiene ancora saldo il suo scettro di “Metal Queen”.

recensioni

gruppo
titolo
Forever Warriors, Forever United
etichetta
Nuclear Blast
Anno

Line up:

Doro Pesch – vocals

Luca Princiotta – guitars

Bas Maas – guitars

Nick Douglas – bass

Johnny Dee – drums

 

 

Tracklist:

Forever Warriors cd:

  1. All for Metal
  2. Bastardos
  3. If I can’t have you, No one will
  4. Soldier of Metal
  5. Turn it up
  6. Blood Sweat and Rock ‘n’ Roll
  7. Don’t break my Heart again (Whitesnake cover)
  8. Love’s gone to hell
  9. Freunde Fürs Leben
  10. Backstage to Heaven

Forever United cd:

  1. Résistance
  2. Lift me up
  3. Heartbroken
  4. It cuts so deep
  5. Love is a sin
  6. Living Life to the Fullest
  7. 1000 Years
  8. Fight through the Fire
  9. Lost in the Ozone (Motorhead cover)

opinioni autore

 
Con questo nuovo doppio studio album, Doro mantiene ancora saldo il suo scettro di “Metal Queen”. 2018-08-24 17:43:38 Virgilio
voto 
 
3.5
Opinione inserita da Virgilio    24 Agosto, 2018
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Celebrati i suoi trent'anni di carriera, Doro (o forse sarebbe più corretto dire i Doro, dato che la cantante ormai da anni è accompagnata da una vera e propria band) ritorna con un nuovo studio album, optando per la prima volta per la pubblicazione di un doppio cd. La Metal Queen ha modo così di spaziare tra tutti quelli che sono i cavalli di battaglia del suo repertorio, alternando anthem, pezzi heavy veloci, mid-tempo e ballate melodiche, duetti e qualche cover. Tra gli anthem citiamo senz’altro l’opener “All for metal”, un brano con il quale Doro ha cercato ancora una volta di replicare il successo di “All we are” e nel quale è riuscita a coinvolgere davvero tanti personaggi e musicisti attivi nel genere (come è possibile vedere anche nel videoclip che è stato realizzato). Ben riusciti brani grintosi come “Bastardos”, “Résistance” e “Heartbroken”, canzone impreziosita dalla presenza della chitarra di Doug Aldrich, ma niente male sono pure “Blood Sweat and Rock ‘n’ Roll” e “Fight Through the Fire”. Va altresì menzionata “Living Life to the Fullest”, una canzone dedicata al compianto Lemmy, che Doro conosceva bene e che celebra anche con una cover dei Motorhead, “Lost in the Ozone”, interpretata dalla bionda singer alla sua maniera. Un’altra cover è “Don’t break my heart again” dei Whitesnake, che sinceramente non ci ha particolarmente entusiasmati in questa versione, ma tra le bonus track è stata prevista anche “Caruso” di Lucio Dalla, con Doro che, tutto sommato se la cava abbastanza bene a cantare in italiano. Tra i pezzi più melodici, citiamo “Soldier of Metal”, “Love’s gone to hell”, “Lift me up” e la briosa “Love is a sin”, ma obiettivamente, in tal senso, qualche altra traccia, tra quelle inserite, probabilmente non era proprio imprescindibile. C’è il classico pezzo in tedesco, che nella fattispecie è “Freunde Fürs Leben”, proprio a confermare la volontà di rispettare la tradizione, di cristallizzare la propria proposta in un mix talmente classico che possa andare bene praticamente in ogni epoca. A dire il vero, la band prova anche a sperimentare qualcosa di diverso, ma con risultati che non sempre convincono pienamente: uno di questi casi è il duetto di Doro con Johan Hegg (Amon Amarth) nel brano “If I can’t have you, no one will”, dove a nostro parere il cantato estremo dell’ospite non s’inserisce adeguatamente nel contesto del brano. Più interessante il tentativo di includere inserti jazz, con tanto di sax, nel brano “Backstage to Heaven”, ma decisamente meglio riuscita è la già citata “Heartbroken”, una traccia magari non necessariamente innovativa ma che rispetto agli altri brani osa un po’ di più sia negli arrangiamenti di chitarra che nella ritmica. Diciamo che quando si opta per un doppio album, c’è sempre il rischio che i brani migliori vengano diluiti in mezzo a qualche filler, facendo perdere qualcosa all’insieme. In tal senso, non possiamo asserire che “Forever Warriors, Forever United” sia un capolavoro e probabilmente qualche brano in effetti non aggiunge granchè, però bisogna riconoscere che i due dischi, anche presi singolarmente, sono godibilissimi e funzionano bene, oltre al fatto che la proposta della band riesce ad essere davvero varia e completa, per cui possiamo dire che la Regina del Metal è ancora qui e tiene saldo il suo scettro, più forte che mai.

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