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Un discreto ritorno per i Walkyrya. Un discreto ritorno per i Walkyrya. Hot

Un discreto ritorno per i Walkyrya.

recensioni

gruppo
titolo
The Invisible Guest
etichetta
Time to Kill Records
Anno

PROVENIENZA: Italia

GENERE: Heavy Metal/ Thrash

LINE UP:

Vince Santopietro - Voce

Federico Caggiano: Chitarra/Cori

Arcangelo Larocca: Basso

Tiziano Casale: Batteria

TRACKLIST:

1. Black Hills

2. Open Grave

3. All The Time

4. Drive Angry

5. Evil Clown

6. Venom Tears

7. Out Of Brain

8. March Or Die

opinioni autore

 
Un discreto ritorno per i Walkyrya. 2018-12-14 14:50:05 Marianna
voto 
 
2.5
Opinione inserita da Marianna    14 Dicembre, 2018
Ultimo aggiornamento: 15 Dicembre, 2018
Top 50 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Otto tracce veloci nel vero senso della parola, in quanto la durata totale del cd è di quasi trentacinque minuti. Brani graffianti, composti dalla voce “sporca”di Vince Santopietro, i quali arrivano dritti in faccia all'ascoltatore. “Black Hills” apre l'album strizzando l'occhio alle sonorità dei Black Label Society uniti ad un growl massiccio, preambolo di cosa ci aspetterà andando avanti. “All The Time”, invece, inizia con una poderosa e martellante batteria, la quale si prende il meritato spazio come intro; efficace dall'inizio alla fine. Un brano giocato a “botta e risposta” tra Santopietro e Federico Caggiano (ai cori), fatto di “alti e bassi”; semplice e senza tanti “fronzoli”. Il cantato duro e growl lascia il posto a linee vocali più “tenue” e melodie soft di “Evil Clown”; un buon esempio di dualismo musicale. Da 3:40 è tutto un crescere di intensità, forza ed ira travolgente, tant'è che viene voglia di scatenarsi in sfrenati headbanging.
In coda: “March Or Die”, unico pezzo che si distacca dai precedenti per tematica che, come da “tradizione” della band, tratta dei Nativi Americani. La traccia che più mi ha colpito, sia per ritornello facilmente memorizzabile che per l'azzeccato assolo di chitarra verso il finale; travolgente e ricca di “carica, ecco le parole che meglio la descrivono”.

The Invisible Guest in sette tracce su otto, tratta il tema della paura, una delle tante sfaccettature della complessa psiche umana. Un disco intenso, rapido ed efficace, con suoni ben registrati, riffs potenti ed un batterista che “sa il fatto suo” (Tiziano Casale ndr.); c'è solo da migliorare i cori. Niente di eclatante o innovativo da parte dei Walkyrya che si ascoltano con piacere, ma potrebbero dare di più in fatto di originalità.
Un disco che risente le influenze di Testament, Black Label Society ed Accept, per citarne alcuni.
Adatto ai cultori del Thrash.

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