Da sempre una delle massime eccellenze della scena Brutal Death europea, gli olandesi Prostitute Disfigurement tornano oggi, a cinque anni di distanza da "From Crotch to Crown", con il loro sesto album intitolato semplicemente "Prostitute Disfigurement", primo licenziato da Rising Nemesis Records. La band olandese conferma quella che è una loro consuetudine, che li vede rilasciare solo album di ottima fattura, con il picco ancora oggi inarrivabile di "Deeds of Derangement"; ma questo album eponimo va a mio avviso ad attestarsi subito in coda al capolavoro del 2003: un album estremamente violento, roccioso, che ci mostra una band che offre una prestazione massiccia e muscolare. Coadiuvati da tre nuovi compagni di viaggio (il batterista tedesco Dennis Thiele, il chitarrista sempre tedesco Alexander Przepiorka e l'altro chitarrista Bob Sneijers), la premiata ditta Adams/Oosterveen si lancia in una mezz'ora circa di attacco frontale senza soluzione di continuità, sempre con la loro consueta delicatezza che si denota già dal monicker scelto nel 2001: perversioni sessuali, misoginia ed il solito spaccato gore sono come sempre protagonisti indiscussi delle nove schegge impazzite che compongono "Prostitute Disfigurement", con momenti che risultano essere assolutamente devastanti come "Happily to the Gallows", "The Way of All Excrement" e "Dead Before She Hits the Ground".
E' molto facile che questa sesta fatica dei Prostitute Disfigurement possa essere tranquillamente la miglior uscita Brutal Death dell'anno (o comunque tra le primissime tre). Le nove bordate che compongono quest'album ci restituiscono una band che è sì sempre stata in forma, ma probabilmente mai come ora dal 2003 (l'anno di "Deeds of Derangement", per l'appunto).