Tracklist:
1. A Dawn Beneath Titanium Clouds
2. Neues Land
3. Truemmer
4. Straight to the Ninth
5. To Walk with Giants
6. Im Aufwärtsfall
7. Into Infinity
8. From Ashes All Blooms
9. The Starless Dark
10. A Distant Reflection of the Void
Tracklist:
1. A Dawn Beneath Titanium Clouds
2. Neues Land
3. Truemmer
4. Straight to the Ninth
5. To Walk with Giants
6. Im Aufwärtsfall
7. Into Infinity
8. From Ashes All Blooms
9. The Starless Dark
10. A Distant Reflection of the Void
"A Distant Reflection.." dei tedeschi Hallig é un lavoro che mi ha lasciato davvero perplesso. Non perché non abbia apprezzato l'album ma perché si tratta di un disco che vive di opposti: le parti buone son davvero ottime, le parti cattive risultano davvero un pugno in faccia (e non in un buon senso) e abbassano notevolmente la qualitá.
I nostri si lanciano su un black tirato dalle tinte post/blackgaze ma senza scadere nel banale (vedi Downfall Of Gaia o la marea di roba che esce oggigiorno per Vendetta Records), e riuscendo a migliorare ció che nomi ben piú noti (vedi Windswept) ci hanno offerto recentemente. I ragazzi qui riescono davvero a fare la differenza e laddove alcuni continuano a suonare imperterriti come i Drudkh di quindici anni fa, i nostri si cimentano in soluzioni alternative che riescono a fare la differenza e creare situazioni in cui la batteria riesce ad esprimere il suo pieno potenziale (senza per forza di cose andare avanti con un blast dopo l'altro senza anima), le chitarre si ergono maestose sotto qualunque frangente (anche laddove ricordano gli Heroes Del Silencio, come nel caso della parte introduttiva di "Into Infinity" costruita a pennello su quella doppia cassa che davvero tiene alta la tensione), e le voci riescono ad uscire dallo scream monotono a cui molte bands si rifanno in questo genere nel genere.
I lati, purtroppo cattivi, non mancano quando in questo loro cercare "l'alternativa" al giá sentito i nostri si cimentano in soluzioni banali, pacchiane, che davvero abbassano notevolmente la qualitá del disco (vogliamo parlare dell'intro alla Tristania di "From Ashes All Bloom" o le soluzioni mezzo hardcore "Straight To The Ninth"?).
Ora, considerata la lunghezza media dei brani, mi rendo conto che sia difficile riuscire a mantenere sempre alto il livello ma, allo stesso tempo, é una pena vedere che la band si perda cosí facilmente in dettagli e particolari che potrebbero invece esser migliorati e dare quel tocco in piú ad un album che di suo é giá ottimo.
Personalmente taglierei sul tentativo di usare voci pulite o pseudo pulite che tendono all'epico in un album che non ha bisogno di epicitá da quel punto di vista dato che il riffing in sé risulta a suo modo molto epico. Inoltre, laddove si sente il bisogno di inserire parti "differenti" e non black metal penserei bene alla necessitá di voler a tutti i costi trovare l'alternativa. In tutto e per tutto non é sempre necessario dover cercare un'alternativa per aggiungere minutaggio laddove in fin dei conti i brani son giá perfetti per il genere principale che interpretano.
Gli Hallig mi han lasciato con l'acquolina in bocca e la voglia di poter ascoltare qualcosa di nuovo subito! Spero che il mio modo di vedere questo disco non venga preso come un tentativo di stroncarlo. Si tratta di un album validissimo e che mi dà molto da pensare sull'effettiva qualitá di altri gruppi ben piú conosciuti. Per ora le premesse son superlative. Spero solo che la band non si perda per strada!