1. La Storia di Gelert
2. Follia
3. Finestra Infuocata
4. Enigma Mondiale
5. Freya
6. Ricordi e Progetti
7. Rivoluzione
8. Vibrazioni
Nuovi esponenti del metal cantato in italiano: debutto per gli Arioma! Hot
recensioni
opinioni autore
Ultimo aggiornamento: 19 Giugno, 2019
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Una volta esistevano i Dark Moon, ad oggi invece l’evoluzione ha portato agli Arioma, trio nostrano dalla Val di Cembra (TN). La missione della band nostrana (che in questo caso non vede l’ausilio del basso fisico, ma solo di basi) è chiara e semplice: tentare la carta del metal cantato in italiano. La scelta è tosta e pochissime volte ha portato a risultati notevoli nella storia del metallo italico. L’esordio discografico "Follia" arriva poco dopo la nascita della band e si basa su uno stile musicale che prende spunto dal prog metal, power metal e da qualcosa di tradizionale, ma non accostabile totalmente al folk se non per qualche approccio melodico.
Le otto tracce dell’album scorrono abbastanza bene e l’idioma italiano si presenta discretamente. I versi infatti nella maggior parte dei casi sono buoni, però non si intersecano al meglio con le strutture sonore (“Vibrazioni”) e le linee vocali sono una sorta di mix tra Folkstone e Fiaba (“Realtà” ad esempio). Il prog metal è praticamente quasi sempre presente e viene mescolato a delle venature simil folk tradizionali (dalle forti radici nostrane), come nell’opener “La Storia di Gelert”; a volte prende pieghe più dure come in “Freya” o la quadrata “Finestra Infuocata”. Le melodie sono ben bilanciate (“Enigma Mondiale”) con gli intermezzi più potenti ed a volte raggiungono delle sfumature più epiche, come “Ricordi e Progetti”, grazie anche ad assoli evocativi. I problemi però non sono trascurabili perché minano non poco gli sforzi fatti. In primis la produzione, che seppure valorizza discretamente tutti gli elementi, è troppo grezza e sporca come pure la voce che è fin troppo incolore e senza la giusta personalità, ma il punto più a sfavore è che non ci sono veri e propri ritornelli che riescano ad entrare in testa, neppure quando si cerca di virare verso il power metal (“Rivoluzione”, troppo plasticose le tastiere). C’è una buona tecnica di fondo e la strada percorsa dà un discreto spiraglio di luce per il futuro, ma al momento è ancora troppo presto per gridare al miracolo perché la composizione è ancora troppo povera.
Un esordio coraggioso e composto con il cuore che, nonostante i vari problemi, non è totalmente da sminuire. Un ascolto va dato e non è detto che in futuro non ci siano cambiamenti sostanziali!