1. Human Being As Me
2. The Hourglass
3. Struggle
4. Forgotten
5. Get Lost I (Fade Away)
6. Get Lost II (The Hunger)
7. Home
Nonostante troppe influenze lampanti nel debutto dei Wandering Vagrant ci sono buone idee! Hot
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Un’altra formazione nostrana si affaccia sull’agguerrito panorama musicale. La band, chiamata Wandering Vargrant, arriva da Perugia e nasce nel 2015. Dopo qualche assetto di formazione ed oltre un anno di lavoro si arriva al debutto discografico sotto il nome di Get Lost. Il quintetto si propone come una band dedita al progressive metal/rock che pesca a piene mani sia dalla scena classica degli anni 70’ che dalle derive moderne più eleganti e meno concentrate sulla violenza o sulla tecnica fine a sé stessa.
Bisogna partire subito da una premessa. Questo esordio, come tanti altri, risente molto delle influenze di diversi esponenti del genere ma attenzione perché le sorprese sono dietro l’angolo. Per far capire meglio i discorso bisogna prendere in considerazione sia l’opener “Human Being as Me” che “Get Lost Part I (Fade Away)”, esempi lampanti di come il gruppo ami mescolare chitarre aggressive e piene di groove, tecnicismi strumentali jazz-fusion (mai comunque troppo cerebrali), atmosfere oniriche art-rock che richiamano i Porcupine Tree ed un attitudine prog rock generale che arriva dagli Opeth nel periodo post metal. Seppure il secondo brano abbia un’ottica leggermente più personale (grazie anche a giochini melodici sfiziosi ed intrecci sonori variegati) le vere idee dei musicisti non riescono a venire fuori e ciò lo si nota anche nella introspettiva “Home”, traccia venata di elettronica ma che ricorda troppo Joe Satriani nel periodo più sperimentale. Sicuramente alla band non manca la tecnica o il gusto strumentale dato che in alcune occasioni come nella semi ballad “Forgotten”, dall’impronta folk americano, emerge una voglia di varcare i confini del genere però è troppo a fasi alterne ed a volte si finisce per fare dei mezzi disastri come in “Get Lost Part II (The Hunger)” dove regna la confusione centrando il bersaglio solo in parte. La vera sorpresa è rappresentata da “Struggle” un brano che mescola alla perfezione parti più rocciose con un lavoro melodico talmente elegante e coinvolgente che pare quasi un pop raffinato senza esserlo davvero. Una perla che potrebbe essere sviluppata per futuri arrangiamenti dato che a parere personale non bisogna essere per forza prog per attirare i fan del prog.
Un album discretamente interessante che mette in luce delle buone qualità che ancora non riescono ad esprimersi del tutto. Si tenga comunque d’occhio la band!