TRACKLIST:
1. Undisfarne
2. Hills of Culloden
3. Witchpricker
4. Red cliff
LINE-UP:
Karl Moore - Rhythm Guitar
Ryan Thompson - Lead Guitars
Stefan Rosic - Lead Guitars
Alex Connor - Drums
Andrew Halliday - Bass and vocals
TRACKLIST:
1. Undisfarne
2. Hills of Culloden
3. Witchpricker
4. Red cliff
LINE-UP:
Karl Moore - Rhythm Guitar
Ryan Thompson - Lead Guitars
Stefan Rosic - Lead Guitars
Alex Connor - Drums
Andrew Halliday - Bass and vocals
I Culloden devono il loro nome ad una battaglia combattuta nel 1746 nelle Highlands scozzesi, ma arrivano dall’Inghilterra, patria della NWOBHM degli anni ’80. E cosa suonano questi cinque inglesi? Esattamente il buon vecchio heavy metal come andava di moda circa 35 anni fa. E’ evidente quindi che la band non punta alla modernità, ma suona solo e soltanto la musica del proprio cuore ed, in quanto tale, merita ogni rispetto e considerazione. La band è attiva dal 2010, ma solo nel 2018 ha rilasciato il proprio primo lavoro, un E.P. intitolato “Witchpricker”, dotato di artwork non eccezionale. E come suonano i Culloden? Se a livello strumentale possiamo anche essere su livelli accettabili (il terzo chitarrista Stefan Rosic si unirà alla band solo dopo le registrazioni), sono ben altri i problemi. In primis il cantante Andrew Halliday farebbe bene a concentrarsi solo nel suonare il basso e lasciar stare il microfono ad un cantante migliore; il suo screaming aggressivo e monocorde sostanzialmente non c’entra niente con l’heavy classico della band che richiede un’ugola più educata, espressiva e meno arrabbiata. Oltretutto anche la produzione non è delle migliori (ma trattandosi di un primo demo, possiamo anche tollerarlo), con la voce registrata a volume troppo alto rispetto agli altri strumenti. Ma il vero problema dei Culloden è purtroppo nel songwriting. Quasi 25 minuti di durata per solo 4 pezzi sono un’enormità; l’ascolto è difficoltoso e si rasenta spesso e volentieri la noia a causa di un’eccessiva prolissità, dovuta ad un’evidente voglia di strafare. I primi tre pezzi non sono efficaci, ma tortuosi e non danno alcuna sensazione positiva, se non nelle parti soliste delle due chitarre; si migliora leggermente nella finale aggressiva “Red cliff” (unica dalla breve durata), ma è troppo poco per salvare questo lavoro. Va bene la passione, che va sempre rispettata, va bene anche l’amore per certe sonorità old-style, ma questo “Witchpricker” dei Culloden, oltre ad essere anacronistico, non colpisce in positivo e non si lascia ascoltare gradevolmente. Nel giugno 2019 la label Heathen Tribes ha ristampato questo lavoro ma, detta in tutta sincerità, c’è molto, ma molto di meglio in giro.