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Ritornano i capisaldi dell' Elettronica-Pop inglese Ritornano  i capisaldi dell' Elettronica-Pop inglese Hot

Ritornano  i capisaldi dell' Elettronica-Pop inglese

recensioni

titolo
Delta Machine Deluxe (2cd)
etichetta
Sony Music
Anno

 

CD I

 

01. Welcome To My World

 

02. Angel

 

03. Heaven

 

04. Secret To The End

 

05. My Little Universe 

 

06. Slow

 

07. Broken

 

08. The Child Inside

 

09. Soft Touch/Rawnerve

 

10. Should Be Higher

 

11. Alone

 

12. Soothe My Soul

 

13. Goodbye

 

 

 

CD II

 

01. Long Time Lie

 

02. Happens All The Time

 

03. Always  

04. All That’s Mine

opinioni autore

 
Ritornano i capisaldi dell' Elettronica-Pop inglese 2013-03-29 14:19:27 Davide Pappalardo
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Davide Pappalardo    29 Marzo, 2013
Ultimo aggiornamento: 29 Marzo, 2013
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Tredicesima fatica per il gruppo inglese attivo ormai da oltre trent’anni, capitani della corrente Electro-pop negli anni ottanta e di un Synth-Rock a tratti sperimentale negli anni novanta, e ancora oggi attivi nel mondo della musica Pop/Elettronica ad ampio raggio.
Iniziamo subito a toglierci un problema con una frase ormai d’obbligo da diversi anni con il gruppo: chi ancora attende un ritorno a pieno regime alle sonorità e all’attitudine degli anni ottanta ed inizio novanta rimarrà per l’ennesima volta deluso, i Depeche Mode sono ormai in tutt’altra età della loro vita sia artistica, sia privata e cronologica. Chi dovesse però snobbare questo disco a priori per questo, cosa che probabilmente molti elitisti del genere faranno, lo fa a grave torto in quanto il disco ha dei grossi meriti nel suo contesto.
Domina quindi la venatura Soul-Gospel e a tratti Blues che da anni la fa da padrona nella musica dei nostri, e per buona parte del disco salvo alcune eccezioni domina una calma sommessa che preferisce ammaliare piuttosto che attaccare, anche la dove spesso l’Elettronica non viene risparmiata: si pensi al singolo “Heaven” probabilmente il pezzo più calmo e spirituale dell’album che ha abbastanza spiazzato inizialmente molti ascoltatori tra cui il sottoscritto, e non in positivo, ma che nel disco insieme ad gli altri brani trova la sua ragione d’essere, o la sensuale e suadente “Slow”, o ancora la più vicina alle atmosfere Synth-Pop, ma sempre ragionata e calma, “Broken” con le sue atmosfere ed effetti elettronici, e l’immancabile lento cantato da Martin Gore “The Child Inside” che non si differenzia molto dalla consuetudine dei brani interpretati dalla seconda anima, cuore e motore dei Depeche Mode, lento introspettivo molto “inglese” nell’esecuzione e nelle atmosfere uggiose.
L’accoppiata “Soft Touch/Rawnerve” e “Should Be Higher” rappresenta probabilmente il punto più alto di tutto il disco: brano dal tono graffiante anche nel cantato di Gahan il primo, dalle tonalità più Rock ed incalzante rispetto ai brani precedenti, ma dotato anche di un buon ritornello melodico sempre giocato sulle qualità vocali del front man accompagnato in alcuni punti dal buon Gore, mentre il secondo è uno splendido esercizio nell’uso delle tonalità alte da parte di Gahan, giocato su ritmiche e pulsioni elettroniche serpeggianti che esplodono nel ritornello dal forte impatto emotivo, probabilmente uno dei pezzi migliori della fase post nuovo millennio dei nostri.
Il discorso continua comunque su alti livelli con i bassi più presenti di “Alone” brano malinconico e allo stesso tempo dal piglio più aggressivo, ma sempre sobrio nel cantato e nei passaggi più calmi, e si conclude con l’incalzante “Soothe My Soul” dove la chitarra trova posto insieme alle ritmiche elettroniche, e la “western” “Goodbye” che non rinuncia anch’essa a intermezzi melodici di natura sintetica e parti vocali al fulmicotone piazzate al momento giusto che fanno presa; brano lento, ma allo stesso tempo deciso e dal buon ritmo, con una coda più “Noise” che chiude il lavoro in modo perfetto lasciando posto ai cori nel finale.
La versione Deluxe prevede anche un secondo disco con quattro inediti: “Long Time Lie” giocata su drum machine e melodie minimali leggermente distorte oltre che naturalmente sulla voce di Gahan, l’Electro-Pop di “Happens All The Time” che non rinuncia a intermezzi più sperimentali quasi IDM/Industriali, così come l’Electro-quasi Rock di “Always”, sorprendentemente interpretato da Gore, e “All That’s Mine” che vede la doppia presenza delle due voci dei Depeche Mode con la predominanza di Gahan in buon pezzo di Elettronica moderna; tutti brani che meritano assolutamente e che sono tutto tranne che scarti, anzi superano anche molti di quelli principali, quindi consiglio di recuperare questa versione anche perché la differenza con quella standard è davvero irrisoria.
In definitiva un disco maturo, ma non senile, che supera le incertezze del lavoro precedente con un’identità più definita e una direzione più concisa e consapevole nei brani ed un uso raffinato della musica Elettronica contemporanea, e che non deluderà chi, come detto inizialmente, accetterà i Depeche Mode per quello che sono oggi e non per un passato che non può tornare, più adatto ad una ascolto casalingo piuttosto che in pista, ma non per questo meno meritevole, anzi.

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