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Myrkur: un cambio di stile decisamente apprezzato. Myrkur: un cambio di stile decisamente apprezzato. Hot

Myrkur: un cambio di stile decisamente apprezzato.

recensioni

gruppo
titolo
Folkesange
etichetta
Relapse Records
Anno

PROVENIENZA: Danimarca

GENERE: Black Metal/ Folk

LINE UP:
Amalie Bruun - Voce/ All Instruments: Chitarra/ Basso/ Tastiera/ Piano/ Organo/ Violino/ Nyckelharpa/ Percussioni.

TRACKLIST:
1. Ella
2. Fager som en Ros
3. Leaves of Iggdrasil
4. Ramund
5. Tor i Helheim
6. Svea
7. Harpens Kraft
8. Gammelkäring
9. House Carpenter
10. Reiar
11. Gudernes Vilje
12. Vinter

opinioni autore

 
Myrkur: un cambio di stile decisamente apprezzato. 2020-04-01 15:20:51 Marianna
voto 
 
4.5
Opinione inserita da Marianna    01 Aprile, 2020
Ultimo aggiornamento: 01 Aprile, 2020
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Amalie Bruun, in arte Myrkur, fin dal suo EP di debutto nel 2014 non ci ha mai delusi, abituandoci sempre a lavori interessanti e fortemente introspettivi. "Folkesange", invece, abbandona il Black Metal per unire le radici popolari danesi al turbinio interiore dell'artista, il tutto magistralmente retto sulle note di un Folk Metal estremamente personale.

Ascoltare questo album durante il periodo di isolamento forzato che stiamo vivendo, è una boccata d'aria per lo spirito; per un attimo possiamo trasportarci ed immergerci nel freddo panorama scandinavo ed è come se fossimo realmente a contatto con la natura. Questo risveglio sensoriale avviene fin da subito con la traccia di apertura “Ella”, in cui i tamburi scandiscono il ritmo del battito cardiaco. La connessione tra Passato e Presente e la ricerca di continuità di queste attraverso la musica, traspare anche in brani come “Leaves Of Yggrasil”; Amalie, con una delicatezza eterea, tocca le nostre corde più profonde per narrarci la storia di Yggrasil. Esso, secondo la mitologia norrena, è l'albero dell'universo; simbolicamente, sorreggendo i nove mondi, è dunque la fonte vitale di tutto. Tale leggenda viene dolcemente cantata come gli anziani, davanti ad un fuoco, fanno con le vecchie storie del passato affinché esse non vengano dimenticate dai posteri. La melodia è retta dal piano che tende a sfumare sul finire; una chiusa che concilia l'umano con la quiete ricercata. Sebbene la voce di Amalie abbia quasi del tutto abbandonato l'oscurità tipica del Black Metal, continua a riemergere, ad esempio, in “Ramund”: percussioni concise e decise, accompagnano una voce più fredda. L'atmosfera è più cupa, asettica e che ben si adatta a questa canzone tipica del folklore danese; da sottolineare l'incisività data dall'utilizzo della nyckelharpa.
I toni diventano più solenni in “Tor I Helheim” (soprattutto con gli acuti iniziali, i quali appaiono come un risveglio delle nostre coscienze ndr.), il cui ritmo sognante narra il viaggio negli Inferi di Hel; un racconto contenuto negli antichi Edda poetici islandesi. Sebbene Amalie spazi anche verso brani più vivaci, quasi da ballad popolare, è in canzoni come queste che raggiunge l'apice della sua bravura e raffinatezza. La voce cristallina è come se entrasse in punta di piedi su arie remote, accompagnando lo spirito in un viaggio alla scoperta della Storia nordica.
La particolarità del progetto Murkur sta proprio nella maestria di fondere più correnti musicali e temporali, che portano alla creazione di brani profondi, drammatici per la loro resa emozionale ed altri più leggeri. Benché l'approccio narrativo sia certamente nostalgico e fondato sulla cultura nativa della vocalist, non manca uno sguardo visionario al moderno; la tracklist abbraccia universalmente le persone permettendo loro di apprendere questa continuità storica.
Chiude il disco “Vinter”, un pezzo di solo piano arricchito da ampi vocalizzi; ascoltandolo sembra di immergersi in una atmosfera fiabesca e surreale, volta alla rappresentazione di un onirico paesaggio innevato. Una melodia così perfetta da poter essere usata come colonna sonora di una pièce teatrale o cartone animato Disney.

"Folkesange" richiede un ascolto contemplativo, spinto dal desiderio di ricercatezza di un'esperienza trascendente che colleghi l'individuo alla Natura. Sicuramente è un album lontano dalla discografia della sua autrice ma che ne esalta le grandi doti canore e musicali, sia in fatto di ricercatezza narrativa che strumentale. Al suo interno, infatti, vediamo l'utilizzo di strumenti tradizionali come la nyckelharpa, lira e mandola, che permettono una connessione più profonda con il Passato.
L'ascoltatore ideale è quello che, soprattutto in questo periodo, è alla ricerca di un sound pagano, fatto di quel Folk inteso come popolare di popoli e culture; l'amante dei Paesi nordici troverà qui quanto cerca per poter (almeno per ora) viaggiare con la mente.
Un lavoro preciso, pulito e raffinato quello di Amalie Bruun, in cui l'oscurità della sua vena Black Metal, lascia il posto alla luce della coscienza e della ragione, le quali affondano le proprie radici in un Passato sì miticizzato, ma vitale per la Storia dei popoli scandinavi.
Un viaggio sensoriale, mentale e spirituale che arriva dritto al cuore.

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