Tracklist:
1. The Guardian Of 7 Stars
2. Warpriest
3. Freewill
4. Acustica
5. Big Totem
Line Up:
Jonathan Vanderbilt: Vocals/Guitars
Jacopo Novello: Bass Guitars
Alessandro de Fustinioni: Drums
Tracklist:
1. The Guardian Of 7 Stars
2. Warpriest
3. Freewill
4. Acustica
5. Big Totem
Line Up:
Jonathan Vanderbilt: Vocals/Guitars
Jacopo Novello: Bass Guitars
Alessandro de Fustinioni: Drums
A pochi mesi di stanza da “Blood Over Intent”, i Celtic Hills, guidati sempre dal cantante e chitarrista Jonathan Vanderbilt, ci propongono un ulteriore Ep di 5 brani, intitiolato “Schräge Musik”, che non è solo il nome dato ad un tipo di mitragliatore, ma precedentemente veniva usato additando qualsiasi musica uscisse fuori dai canoni classici di questa.
Il disco viene infatti presentato come un lavoro un po’ fuori dagli schemi della musica dei Celtic Hills, un’operazione corale, piena di ospiti, tra cui gli ex membri della band, insieme a un plotone di amici di Vanderbilt, che hanno dato il loro contributo al disco.
In realtà, sebbene le due ultime tracce propongano un approccio leggermente diverso dal più classico songwriting dei Celtic, i primi 3 pezzi rappresentano esattamente ciò che ci si aspetta dai friulani. Uno speed/power metal di ispirazione teutonica e fortemente legato agli anni ’80. Messe un po’ da parte certe tematiche più epiche e vichinghe di “Blood Over Intent”, veniamo subito aggrediti dalla buona “The Guardian Of 7 Stars”, un brano dall’ottimo tiro ed un gran bel refrain, sebbene le strofe siano un po’ troppo scolastiche. Il tutto arricchito da un’intro di violino molto coinvolgente. “Warpriest” ha un incedere cupo e più priestiano, “Freewill” torna su coordinate fortemente helloweeniane, ed ancora torniamo a goderci un gran bel refrain che colpisce fin dal primo ascolto. “Acustica” non è altro che una ballata, e questa si, esce un po’ dagli schemi del metal più classico, molto semplice nel suo incedere, ha un arrangiamento minimale ma ben fatto, ed in qualche modo si rifà agli stilemi di certo rock d’annata, mentre “Big Totem” è quadrata e mischia passato e moderno, quest'ultimo dato da alcuni samples elettronici. Una bell’idea tutto sommato. Buona la prova dei musicisti e la voce graffiante e da vecchio rocker del buon Vanderbilt, sebbene alcuni passaggi vocali in simil growling tendano ad essere ancora troppo forzati e innaturali. Peccato per la produzione, che di nuovo risulta essere piuttosto casareccia, ma sicuramente migliore di “Blood Over Intent”, qui le chitarre suonano decisamente più potenti ed amalgamate al resto degli strumenti, tra i quali il basso è ben delineato e possente, soprattutto nell’opener. Complessivamente abbiamo un sound meno slegato e punkettoso rispetto ai suoni del precedente disco. L'ep non è un gioiello di innovazione, né tanto meno così "strano", ma anzi molto più compatto rispetto a “Blood Over Intent”, nel quale c'erano delle buone idee power, ma anche una certa voglia di viking alla Amon Amarth, che però risultava, per quel che mi riguarda, fuori luogo e sopratutto fuori dalle corde della band. Ecco, quello si che era abbastanza strano.
Se nel precedente disco avevo dato una sufficienza di incoraggiamento, perché i Celtic Hills, nonostante alcuni difetti da limare, sanno bene come comporre brani potenzialmente buoni, qui direi che la sufficienza è piena e meritata.