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I nuovi Månegarm: musica ispirata o commerciale andante? I nuovi Månegarm: musica ispirata o commerciale andante? Hot

I nuovi Månegarm: musica ispirata o commerciale andante?

recensioni

gruppo
titolo
Legions of the north
etichetta
Napalm Records
Anno

1. Arise
2. Legions of the North
3. Eternity Awaits
4. Helvrgr
5. Hordes of Hel
6. Tor hjälpe
7. Wake the Gods
8. Vigverk
9. Sons of War
10. Echoes From the Past
11. Fallen
12. Forged in Fire
13. Raedh

opinioni autore

 
I nuovi Månegarm: musica ispirata o commerciale andante? 2013-07-05 10:03:37 Dario Onofrio
voto 
 
3.0
Opinione inserita da Dario Onofrio    05 Luglio, 2013
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Come ben sappiamo, può capitare che delle band subiscano degli stravolgimenti di line-up dopo tanti anni di collaborazione e carriera condivisa. Come è successo per moltissimi gruppi leggendari, specialmente nel folk metal questi rivolgimenti non sono poi così rari (lo split dei gemelli Kirder con gli Eluveitie, i vari ex cantanti dei Finntroll etc.). Così purtroppo è successo ai Månegarm, che dopo più di dieci anni di collaborazione hanno visto andarsene Janne Liljeqvist, il mitico violinista che tanto ci aveva incantato su album del calibro di Vredens Tid e Vargstenen e il leader Pierre Wilhelmsson, autore dei testi e a mio parere vera anima della band. Con la firma per la Napalm Records, Erik Grawsiö, storico batterista e cantante della band, è definitivamente passato al basso sostituendo il capo, delegando il lavoro dietro alle pelli a Jacob Hallegren. Ed ecco che a distanza di cinque anni da Nattväsen la band torna cantando in inglese su Legions Of The North.
Già questa scelta ha fatto abbastanza storcere il naso ai fan più radicali della band: l'abbandono dello svedese è stato visto dai più come un avvicinamento a stili più commerciali (chi ha detto Eluveitie, Ensiferum & co.?), senza contare che l'abbandono di Janne e Pierre è stato un durissimo colpo per la band. E così, pieno di dubbi ed incertezze, ho inforcato le mie cuffie e ho iniziato l'ascolto.
Dopo la classica intro di soli tamburi veniamo subito investiti dalla title-track, e subito mi sono ritrovato a pensare ai primi Falkenbach e ai Mythotin. Questo sarà tutto lo stile che troverete nel disco: un black/viking molto pesante, con pochi stacchi acustici. Nemmeno il violino (di Janne preregistrato o campionato? Boh) riesce a regalarci un momento di particolare attenzione, amalgamandosi al resto degli strumenti. Lavoro "di routine" anche in Eternity Awaits, che sicuramente sarà una delle hit dell'album, facilissima da pogare/headbangare e da cantare, con un ritmo molto folkeggiante. Dopo una breve intro ci aspetta Hordes of Hel, forse uno dei pezzi meno incisivi, ma anche questo con un ritornello in acuto che non mancherà di deliziare gli amanti dei cori. Quello che si direbbe essere il violino di Janne accompagna tutta la canzone, senza mai però spiccare al di sopra degli altri strumenti. Tor Hjälpe risolleva un attimo il morale con la sua palese ispirazione falkenbachiana, ed è forse l'unica canzone a contenere uno stacco acustico e un assolo molto interessanti. Ci aspettano subito dopo Sons of War, altro pezzo da anthem con un coro molto coinvolgente, Echoes from the Past, che con il suo incidere vikingheggiante e il suo stacco acustico su voce femminile farà felici i fan di Amon Amarth e Eluveitie; e Fallen, pezzo che sembra essere il classico anthem da pogo, dove il violino resta ancora confinato sotto agli altri strumenti. A chiudere il disco la blackissima Forged in Fire, che dopo un inizio movimentato ci lascia il tempo di prendere fiato a metà per poi cavalcare di nuovo sul blast-beat, e l'immancabile pezzo acustico che stavolta si chiama Raadh, che mi pare capire sia cantata in diverse lingue. Bene, siamo alle conclusioni: anzitutto mi sento di dire che il disco sembra mixato malissimo, e la batteria addirittura sembra campionata. Sul piano del songwriting poi... Beh, non aspettiamoci i livelli di qualità superlativa dei dischi precedenti, ma Legions Of The North non è da bocciare del tutto. La band è riuscita a stare in piedi nonostante gli anni senza label e la forte crisi che li ha colpiti, e questo è un merito, ed è anche riuscita comunque a conservare un sound particolare nonostante l'approdo verso il commerciale andante. Ma non è neppure da promuovere, questo nuovo disco, da una band che si è vista mozzare due elementi storici in grado di scrivere della musica di altissimo livello e ha presuntuosamente continuato a tenere un monicker forse non proprio adatto alle idee di questa nuova line-up.

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