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La classe è di casa nel nuovo disco dei Cryptex! La classe è di casa nel nuovo disco dei Cryptex! Hot

La classe è di casa nel nuovo disco dei Cryptex!

recensioni

gruppo
titolo
Once Upon A Time
etichetta
Steamhammer
Anno

Tracklist:
1. Once Upon A Time
2. Because The Reason Is You
3. Bloodmoon
4. Body Language
5. Two Horned Crown
6. Haunted
7. Reptiles
8. I Don’t Know Why
9. The Promise Keeper
10. I See It In Your Eyes
11. A Mo(u)rning
12. Leaving

Line up:
Simon Moskon: voce, tastiere
André Jean Henri Mertens: chitarre
Marc Andrejkovits: basso

opinioni autore

 
La classe è di casa nel nuovo disco dei Cryptex! 2021-01-02 16:39:04 ENZO PRENOTTO
voto 
 
3.5
Opinione inserita da ENZO PRENOTTO    02 Gennaio, 2021
Ultimo aggiornamento: 02 Gennaio, 2021
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Sebbene il nuovo anno sia già arrivato, il sottoscritto aveva nel cassetto alcuni album di cui parlare ed uno di questi è il terzo capitolo dei tedeschi Cryptex, band che si formò nel 2008. Il trio teutonico ha sempre preferito prendersi il suo tempo per comporre e difatti questo "Once Upon A Time" è un concentrato di moltissimi ingredienti che, seppur inquadrabili in un certo neo-progressive rock, cercano sempre di stupire con soluzioni differenti o idee particolari.

Il disco si compone di un lotto di canzoni che sembrano quasi legate da una sorta di concept anche se non è nelle intenzioni ma soprattutto il collante delle tracce è la melodia che non abbandona mai il sound del gruppo. Come anticipato le dinamiche del sound sono molte e non è semplice inquadrarle tutte in poche righe anche perché si rischia di perdere l’attenzione. Il lavoro melodico è sempre in primo piano e risente moltissimo dell’influenza dei Queen (iper omaggiati in molti momenti) nell’opener e title track “Once Upon A Time” con quel massiccio uso di cori ma anche nella ballad “I See It In Your Eyes” o nell’approccio strumentale in bilico tra rock sinfonico e prog. Le canzoni sono curatissime e sebbene verso la fine, il disco si areni non poco (“The Promise Keeper” e i due simil-intermezzi “In Mo(u)rning” e “Leaving”), c’è molto da ascoltare e riascoltare. Le piccole gemme presenti sicuramente delizieranno gli ascoltatori più esigenti dato che l’aspetto compositivo ad opera del tastierista-cantante Simon Moskon mette in ombra la tecnica per offrire immediatezza e piacere. Le atmosfere sono come un viaggio nell’ignoto, fiabesche e folkeggianti in “Because The Reason Is You” (maestoso l’assolo di chitarra), dal mood blues in “Body Language” (splendido l’epico crescendo corale) o anche più dure come in “Haunted”, con le sue vocals femminili o addirittura jazz/pop in “I Don’t Know Why”. I due brani forse più rappresentativi però sono “Reptiles” con il suo incedere hard/prog che si fa via via più oscuro e il raffinato tocco di “Bloodmoon” esempio strabiliante di come si possano far convivere molte anime all’interno di un solo corpo. Difatti la canzone mescola al meglio la ruvidezza della chitarra, botte ritmiche esplosive e tantissima complessità intelligente in bilico tra melodia e tecnica. Quest’ultima viene utilizzata al meglio per creare ed emozionare e non bisogna mai stancarsi di ripetere quanto questa dose sia importante per restare nel cuore degli ascoltatori.

Un lavoro maturo, non esente da difetti e da qualche brano meno riuscito ma che riesce a sorprendere e dare a chi lo ascolta una sensazione di calore, di anima e di amore per l’arte che negli anni pare stia scomparendo sempre di più.

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