1. Betrayer
2. Run With The Devil
3. Hands Of Time
4. Forever Lost
5. Idol
6. Misanthropy
7. Heavy Metal God
8. Hanging Rock
9. Icewarrior (bonus track)
Il ritorno del guitar hero toscano accompagnato questa volta da tanti ottimi singers Hot
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opinioni autore
Ultimo aggiornamento: 04 Giugno, 2012
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Seguo Tommy Vitaly dal lontano 2002 quando, con l'album Unreality, debuttò coi Seven Gates. Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia; The good and the evil, secondo disco della band toscana, fu più che positivo mentre il primo album solista del talentuoso chitarrista fiorentino, lo lasciai negli scaffali poiché quasi totalmente strumentale. In questo Hanging Rock le cose cambiano perchè ben 7 pezzi su 9 sono cantati e non da qualche singer qualunque, bensì da alcune guest stars di primo livello.
L'energetica Betrayer apre le danze col suo rock d'impatto e Mats Leven alla voce, seguita tutta d'un fiato dalla più heavy Run with the devil. Servito il più che discreto antipasto con i primi due pezzi, eccoci al piatto forte. Da qui in poi, infatti, si susseguono una dopo l'altra alcune songs di altissimo livello ad iniziare da Hands of time, in compagnia di Todd LaTorre (Crimson Glory), con una partenza Helloweeniana Keepers-Era. Il riff portante e la voce aggressiva di Todd ci spiazzano durante la strofa prima di tornare con un ritornello 100% melodic ed un guitar solo veloce, ma dal buon gusto melodico. In Forever Lost troviamo un ospite d'eccezione, che si presenta subito, da solo, con un urletto, suo marchio di fabbrica. David Defeis è un cantante magico ed ascoltarlo in una bellissima ballata è una soddisfazione unica. Altro pezzo da 90 è la veloce Idol, dove Michele Luppi si diletta con la sua ugola d'oro accompagnato da un Andrea “Tower” Torricini al basso in gran spolvero, e da un bel duetto chitarra-tastiera. Tommy prende del tutto il proscenio con la melodica strumentale Misanthropy che ricorda i tempi migliori di Timo Tolkki agli Stratovarius. La grintosa Heavy metal God cantata da Carsten Schulz (ex Domain, ex Eden's Curse) strizza un po' l'occhio a Manowar ed Hammerfall dei tempi migliori, mentre chiudono il disco la strumentale title track ed Icewarrior con Zak Stevens alla voce.
Accompagnato da una sezione ritmica precisa e di classe (oltre al già citato Torricini, troviamo Kenny “Rhino” Earl alla batteria), Tommy Vitaly ci presenta 9 tracce di assoluto livello, spaziando tra rock, heavy metal, neoclassic e power-happy metal. E' un periodo pieno zeppo di uscite interessanti (Sonata Arctica, Firewind, Rhapsody, Sabaton, White Skull per citare solo i primi che mi vengono in mente), come potete anche notare dalle numerose recensioni presenti nel sito. Ma tra i grandi nomi protagonisti di questa Primavera/Estate Metallica 2012, Tommy Vitaly può decisamente dire la sua, con un prodotto valido che può soddisfare più di qualche palato fine.