Gli Eregion arrivano da Torino e si sono formati, per iniziativa del singer Mauro Colbacchini, nel 2012; hanno alle spalle già un album, intitolato “Lord of war”, uscito nel 2014 (a me sconosciuto), è si presentano con un nuovo disco, dal titolo “Age of heroes”, dotato di copertina con i classici guerrieri antichi, uscito a metà dicembre per Rockshots Records. Dopo l’immancabile, quanto inutilissima intro, parte “Wings of eagle”, prima di 10 tracce, che ci regala subito un frizzante power metal, bello ritmato e tirato. Dispiace però notare come proprio il leader sia il tallone d’Achille della band; la voce di Mauro Colbacchini, infatti, non mi ha convinto per nulla, troppo sporca e poco potente, mentre trovo che, con simili sonorità, sarebbe stata necessaria una voce molto più pulita e squillante; d’accordo che non tutti possono essere come Alessandro Conti o Morby (tanto per citarne due che credo sarebbero stati benissimo in quel ruolo), ma purtroppo la prestazione del vocalist degli Eregion non mi ha conquistato, facendomi subito storcere il naso. C’è stato solo un pezzo in cui il singer mi è piaciuto, la ballad “Balder’s bane”, in cui dimostra di saperci fare eccome, dando spazio ad una versione più pulita, teatrale ed espressiva (se cantasse così su tutto l’album...!! quasi quasi sembrerebbe un'altra persona....). Pur notando come la proposta musicale dei piemontesi non sia particolarmente originale (ma quante lo sono nel metal odierno?), a livello prettamente strumentale gli Eregion si distinguono in positivo e le loro musiche mi sono piaciute anche parecchio. Le trame delle due chitarre di Gianluca De Lotto e Giorgio Colbacchini ricamano parti soliste di gusto, il drumming del nuovo entrato Andrea Muscarello è sempre robusto e frizzante, il basso di Silvio Brusa pulsa a dovere in sottofondo ed ogni tanto si sente anche il violino di Letiziamaria Gatti che regala un flavour folkeggiante alle singole composizioni. Anche la produzione è valida e permette di ascoltare piacevolmente i vari pezzi. Oltre alle citate “Wings of eagle” e soprattutto “Balder’s bane”, segnalo tra i brani migliori la folkeggiante “The stolen hammer” (uno dei pezzi in cui Letiziamaria Gatti si cimenta anche come cantante, con risultati discreti), le frizzanti “Hermod the brave” e “New order”, oltre alla conclusiva simpatica “O-hey o-ho”. A livello testuale, infine, si parla di un concept album che tratta di eroi e divinità antiche. Dispiace dirlo ma, con un approccio canoro migliore, questo “Age of heroes” avrebbe avuto un risultato molto più lusinghiero, mentre al momento non supera la sufficienza.