Tracklist:
1. Le froid efface
2. Tout s'écroule
3. La fin de l'ère sauvage
4. Noir
5. Moelleuse et tiède
6. Toundra
Lineup:
Torve - chant
Malemort - guitare et boite à rythme
Dismas - basse
Tracklist:
1. Le froid efface
2. Tout s'écroule
3. La fin de l'ère sauvage
4. Noir
5. Moelleuse et tiède
6. Toundra
Lineup:
Torve - chant
Malemort - guitare et boite à rythme
Dismas - basse
Son sempre stato un sostenitore accanito della sperimentazione, soprattutto in un genere spesso troppo statico come il black metal.
Dopo quasi un trentennio di bands, albums e sopratutto musica, certe volte è una vera seccatura dover ascoltare l'ennesimo prodotto che si nasconde sotto la bandiera dell'attitudine, dimenticando il fatto che il black metal era nato, a suo tempo, come un genere oltranzista che voleva staccarsi principalmente dal trend death metal del momento e dall'ormai abusata matrice thrash.
Dopo quasi tre decenni, è decisamente arrivato il momento per le nuove leve di far tesoro della lezione ripetuta alla nausea per creare un nuovo filone, un nuovo genere, una nuova idea di "musica estrema" che possa trarre dalle proprie radici la forza per far crescere i propri rami.
In questo modo, negli ultimi dieci o quindici anni, le cose han iniziato a muoversi. La sperimentazione è arrivata da tantissimi punti di vita, dai momenti depressive ai momenti industrial, dai momenti religious ai momenti rock, da quelli doom a quelli post. Nuove correnti han smosso la melma che copriva il fondo e da lì tantissimi vecchi e nuovi nomi han trovato il modo di intendere il genere in maniera completamente estranea alle sue origini.
Tra l'odio di chi è rimasto fedele ai capisaldi del genere e l'amore di chi aspettava da tempo un'evoluzione, tantissime bands han portato il processo di sperimentazione oltre ogni aspettativa.
In questo contesto, purtroppo, tanti gruppi han iniziato a nascondersi sotto un'altra bandiera, quella della sperimentazione. Allo sbando, senza necessariamente sentirsi attratti o facenti parti di una scena ben precisa, gruppi come i francesi Woest han trovato il loro punto di sfogo.
Una band che vuole osare ben oltre i confini tracciati da altri prima di loro, tra cui mi sentirei di nominare Dodheimsgard, ma anche realtà piu' underground come i The Horn, i The Axis Of Perdition o gli Skiltron N.V.101, e che tuttavia non riesce ad avere abbastanza personalità per confezionare un prodotto che possa in un certo qual modo esser apprezzato.
La voglia di dare e provare soluzioni nuove è tantissima. Spunti interessanti son ascoltabili in tutto il disco con apici quali "Tout s'écroule", "Noir" o la penultima "Moelleuse et tiède". Tuttavia le pecche son tante. La produzione è una spina nel fianco. Poteva essere decisamente meglio con chitarre e mix che in generale avrebbero potuto godere di suoni migliori. Qui non parlo di come i vari layer di voci, drum machine, synths e tutto il resto si sovrappongano, qui parlo di suoni veri e propri. Da un lato le voci che giocano un ruolo importantissimo con il loro approccio caotico e dispersivo, dall'altro un suono di chitarra a cavallo tra death rock e black metal che non ha abbastanza corpo per affiancare a dovere i sintetizzatori che comunque risultano scialbi, per quanto "nostalgici". Il livello di distorsione e saturazione generale è interessante, ma non gestito a dovere. Basti pensare il cambio repentino di suoni tra l'opener "Le Froid Efface" e la successiva "Tout s'écroule", davvero troppo per un risultato approssimativo.
Oltre a questo, i nostri non sembrano di aver ben in mente cosa fare o come farlo. Tantissime le influenze in un calderone sulfureo, ma altrettanta è la confusione generata fine a sé stessa.
Brani come l'ultima interessantissima "Toundra", dark ottantiano misto black metal, son lo specchio di un'identità smarrita. Un brano come questo potrebbe facilmente appartenere ad un progetto completamente differente dai Woest.
E' un peccato che la sperimentazione di questi ragazzi non riesca a raggiungere un livello abbastanza maturo per poter fare la differenza, in un panorama saturo di progetti decisamente più intriganti.
Con questo, non voglio dire che i Woest vadan cestinati ma anzi, vorrei vedere questi ragazzi distaccarsi ulteriormente dai vari stilemi metal che han cercato di abbracciare, per potersi spingere ben oltre i confini di questo "La fin de l'ère sauvage".
Tanta carne al fuoco in questo debutto per una band che ha bisogno, a mio avviso, di concentrarsi su ciò che i musicisti coinvolti san fare meglio, senza aver bisogno di cercare un'innovazione che nel loro caso, in questo preciso istante, non ha senso.