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Debut album per i Sermon a circa vent'anni dallo scioglimento ed un anno dopo la riformazione Debut album per i Sermon a circa vent'anni dallo scioglimento ed un anno dopo la riformazione Hot

Debut album per i Sermon a circa vent'anni dallo scioglimento ed un anno dopo la riformazione

recensioni

gruppo
titolo
Till Birth Do Us Part
etichetta
Bitume Productions
Anno

PROVENIENZA: Turchia 

GENERE: Doom/Death Metal 

FFO: primi Paradise Lost, Type O Negative, Amorphis, Novembers Doom, My Dying Bride 

LINE UP: 
Harun Altun - voce 
Cem Barut - chitarre 
Durmuş Kalin - chitarre, tastiere, drum programming 

TRACKLIST: 
1. Posthumous [08:41] =ASCOLTA= 
2. Silver Splinter [06:11] 
3. Flawless Entropy [07:00] 
4. Requitement [06:33] 
5. Cerulean [07:12] 
6. Destined to Decline [08:53] 
7. Gnostic Dissensus [04:18] 
8. The Jupiterian Effect [08:00] 

Running time: 56:48 

opinioni autore

 
Debut album per i Sermon a circa vent'anni dallo scioglimento ed un anno dopo la riformazione 2023-02-13 18:59:03 Daniele Ogre
voto 
 
3.5
Opinione inserita da Daniele Ogre    13 Febbraio, 2023
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Primo full-length per i turchi Sermon, band attiva dapprima a cavallo tra la fine degli anni '90 e l'inizio del nuovo millennio - periodo in cui pubblicarono tre demo -, per poi riformarsi nel 2021 per volere del chitarrista Cem Barut, cui si uniranno il cantante Harun Altun dei Forgotten ed il chitarrista/tastierista Durmuş Kalin (che si è occupato anche dell'artwork di quest'album). Rilasciato nello scorso fine settimana dalla francese Bitume Productions, "Till Birth Do Us Part" ci mostra una band fortemente devota a quel Doom/Death dai toni grevi e melancolici della scuola britannico-scandinava, in particolar modo Paradise Lost ed Amorphis. Ma non solo; con lo scorrere della lunga tracklist (quasi un'ora di durata totale, con quasi tutti i pezzi di una durata decisamente importante) denotiamo alcune virate verso sonorità dalle atmosfere maggiormente gotiche, con chiari rimandi ai Type O Negative ed i Moonspell. Proprio la lunga durata dei brani è il punto forte dei Sermon: concedendosi più spazio di manovra i Nostri sono riusciti a dare alle composizioni una certa varietà di soluzioni, segno di un songwriting ispiratissimo. Questa "fluidità sonora" tra cupe melodie e fraseggi più granitici, permette ai Sermon di non far mai scemare l'attenzione, con repentini cambi di registro che avvengono con grande naturalezza. Vero che taluni potrebbero affrontare la seconda parte dell'album con un certo senso di "stanchezza", ma chi è invece maggiormente abituato alle maratone di queste specifiche sonorità, siamo sicuri non si perderà un singolo istante di quest'opera prima dell'act turco sin dall'attacco dell'opener "Posthumous" fino ad arrivare alla conclusiva "The Jupiterian Effect", passando per "Flawless Entropy" (brano più à la My Dying Bride del lotto), "Cerulean" e la lunga quanto affascinante "Destined to Decline", godendosi in particolar modo l'eccelso lavoro chitarristico. Sostanzialmente, per i fans del genere "Till Birth Do Us Part" è un disco consigliatissimo: potreste facilmente rimanerne piacevolmente colpiti.

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