TRACKLIST:
1. Cambion =ASCOLTA=
2. Colorless
3. First blood
4. Hydra
5. Throne of ruin
LINE UP:
Sammie Gorham – Voce
Travis Busby – Batteria
Eric Thomas – Basso
Ephraim Grimm – Chitarre
Jack Schonher – Chitarre
TRACKLIST:
1. Cambion =ASCOLTA=
2. Colorless
3. First blood
4. Hydra
5. Throne of ruin
LINE UP:
Sammie Gorham – Voce
Travis Busby – Batteria
Eric Thomas – Basso
Ephraim Grimm – Chitarre
Jack Schonher – Chitarre
Si sa molto poco dei Telomyras, gruppo di Seattle, che taglia il traguardo del primo EP con questo disco omonimo, composto da cinque pezzi per una durata totale di circa 25 minuti. Il gruppo ha registrato questo lavoro nell’agosto 2022, per poi rilasciarlo come autoproduzione in questi giorni di metà febbraio 2023. La produzione è alquanto old style e non convince per niente, soprattutto sulla batteria che ha un suono abbastanza fastidioso (rullante e tom implorano pietà, ma anche la doppia cassa fa venire le lacrime). Il sound della band è un piacevole Heavy Metal ispirato alla scuola classica inglese e viene paragonato a gente come Iron Maiden, Smoulder, Megadeth, Crystal Viper, Chastain, Metallica. A volte sinceramente non capisco con quale criterio vengano inseriti certi paragoni e cerco di spiegarmi: in questo disco non c’è assolutamente nulla, ma il nulla del nulla che possa essere anche lontanamente accostabile al Thrash di Metallica e Megadeth; anche degli Iron Maiden c’è poco (giusto un po’ di ritmo e qualche trama di chitarra ritmica, come nell’attacco della conclusiva “Throne of ruin”), mentre con Chastain e Crystal Viper l’unica similitudine potrebbe essere la voce femminile, anche se la giovane Sammi Gorham ha ancora molta strada per poter essere paragonata a mostri sacri come Leather Leone e Marta Gabriel; infine, non ho mai sentito nominare (mea culpa) gli Smoulder e quindi mi astengo. Come detto, l’Heavy dei Telomyras si lascia ascoltare gradevolmente, anche se è evidente che la band americana non ha alcuna intenzione di sembrare innovativa oppure originale, ma suona come miriadi di altri gruppi solo e soltanto per la passione verso quelle sonorità che dagli ormai lontani anni ’80 ispirano un po’ tutti quanti i metalheads del globo terracqueo. Nulla di nuovo sotto questo cielo, quindi, ma almeno un po’ di musica che scorre via piacevolmente e che è in grado di farci passare una mezz’oretta scarsa sbattendo il nostro capoccione al ritmo frizzante imposto dal buon Travis Busby (quanto mi dispiace per il suono della sua batteria!); mi sarei aspettato un po’ più di protagonismo, quanto meno a livello di assoli (a volte poco incisivi), dai due chitarristi, mentre il bassista fa il suo onesto lavoro, facendosi anche sentire piacevolmente ogni tanto; la singer, infine, potrebbe sicuramente essere più espressiva e far meglio, ma è giovane ed ha ancora tanto tempo per studiare e migliorarsi. I Telomyras, con questo loro debutto omonimo, non faranno gridare al miracolo, ma fanno un onesto dischetto che sicuramente merita la sufficienza. Per il futuro, però, servirà avere più personalità e fare di più, partendo magari da una produzione migliore e più al passo coi tempi.