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Folkearth: un altro lavoro poco convincente Folkearth: un altro lavoro poco convincente Hot

Folkearth: un altro lavoro poco convincente

recensioni

gruppo
titolo
“Valhalla Ascendant”
etichetta
Stygian Crypt Productions
Anno

 

 

1.   Valhalla Ascendant

2.   Solstice Fires

3.   No Mercy

4.   Winter Enthroned

5.   Hrolfr, The Viking

6.   Dragon’s Blood

7.   The Brave

8.   Sail In The Wind

9.   Carved In Runes

10. The Legend Of Thule

opinioni autore

 
Folkearth: un altro lavoro poco convincente 2013-10-04 11:36:03 Corrado Franceschini
voto 
 
3.0
Opinione inserita da Corrado Franceschini    04 Ottobre, 2013
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I Folkearth sono una compagine nata nel 2004 dedita al Folk – Viking Metal ma sono anche una specie di “comune” costituita da 14 musicisti provenienti da 11 paesi diversi. La band è diventata una costante tra le mie recensioni dato che “Valhalla Ascendant” è il quarto Cd che tratto degli 11 usciti per la sempre attiva etichetta russa Stygian Crypt Productions. Potrei scrivere in questo articolo le parole spese in altre occasioni per i Folkearth e in parte lo farò visto che le sensazioni ricavate dall’ascolto di “Valhalla Ascendant” non cambiano niente della visione che mi sono fatto sulla band. Mixaggio e masterizzazione realizzate al Black Light Studio da Alexei Romanchenko hanno privilegiato voci maschili, femminili e cori e hanno lasciato in ombra gli strumentisti. Come se non bastasse il “sottofondo” degli strumenti risulta caotico in molti frangenti e, quindi, fastidioso per chi ascolta. Va da se che alcuni pezzi risentono di questa situazione e che, pure avendo delle buone soluzioni musicali, risultano male assemblati. Tenere “a bada” strumenti e voci diversi tra loro non è assolutamente facile ma, tanto per fare un esempio, i nostrani Folkstone pur non suonando prettamente Viking, riescono ad essere più carichi ed incisivi con una line up abbastanza eterogenea e poi anche i Folkearth “mischiano” le carte in tavola e spaziano tra i generi più di ciò che non traspare dalla biografia. Naturalmente qualche brano ben riuscito c’è e parlo in primis del Power veloce con inserimento di flauto e l’uso di voci maschile e femminile proposto su “Solstice Fires”. Un esempio di canzone dalle buone idee ma bisognosa di ritocchi è “Winter Enthroned”. Decisamente buono il Black Metal macchiato dal Power stile Running Wild con intrecci di chitarre di “Hrolfr, The Viking”. Pollice su anche per la massiccia e cadenzata “The Brave” dove le chitarre corrono sciolte e trovano la via della libertà. Per il resto poco da segnalare. Tra di voi ci saranno di sicuro degli esperti del Folk – Viking in grado di trarre le debite conclusioni. Per ciò che mi riguarda giro la prua del Drakkar e vado in cerca di un porto più saldo e sicuro dove approdare.

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