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Draconicon, qualche cambiamento non pienamente convincente Draconicon, qualche cambiamento non pienamente convincente

Draconicon, qualche cambiamento non pienamente convincente

recensioni

titolo
"Pestilence"
etichetta
Inner Wound Recordings
Anno

TRACKLIST:
1. Twisted reflection
2. Heresy =VIDEO UFFICIALE=
3. Thorns =VIDEO UFFICIALE=
4. Pestilence
5. Theatre of sorrow =VIDEO UFFICIALE=
6. Circus of the dead
7. Drowned
8. Slumber paralysis
9. Under the weight of your sin
10. Faust

LINE UP:
Arkanfel – Voce
Alex Moth - Chitarre, cori
Grym Hünter - Chitarre, cori
Simon Borgen - Violino, cori
Philip Skrim - Basso

opinioni autore

 
Draconicon, qualche cambiamento non pienamente convincente 2023-11-18 10:27:18 Ninni Cangiano
voto 
 
3.5
Opinione inserita da Ninni Cangiano    18 Novembre, 2023
Ultimo aggiornamento: 20 Novembre, 2023
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Avevo conosciuto ed apprezzato tantissimo i Draconicon con il loro debut album “Dark side of magic”, indubbiamente uno tra i migliori dischi Power del 2021; li ritrovo adesso, freschi di un contratto con la svedese Inner Wound Recordings, con il loro secondo album intitolato “Pestilence”. Alcune cose sono cambiate in questi due anni: in primis è andato via quel fantastico batterista che è Manuele Di Ascenzo e non si sa chi abbia suonato la batteria in questo disco; è inoltre entrato in formazione il bassista dei Nightland, Filippo Scrima, che qui usa lo pseudonimo di Philip Skrim. Ma il cambiamento principale lo troviamo nella collaborazione con Francesco Ferrini dei Fleshgod Apocalypse, che si è occupato di scrivere tutti gli arrangiamenti orchestrali dell’album, dando al sound un impatto molto più violento e massiccio, arrivando (parere del tutto personale) quasi a snaturare il Power Metal eccellente che aveva caratterizzato il primo album. Nella presentazione dell’album si parla di parallelismi con Powerwolf, Sabaton ed Orden Ogan, tutti gruppi con cui si potrebbe, ma alla lontana, trovare qualche similitudine; del tutto campati in aria, invece, i paragoni con Arion e soprattutto con i Kamelot che letteralmente non c’azzeccano niente con i Draconicon! Qualcosa di melodico però c’è ancora ed ecco che le similitudini con Secret Sphere e Temperance potevano essere fatte e si potrebbero riscontrare nell’ottima “Heresy” che, a parere dello scrivente, è il pezzo migliore dell’album. Non hanno convinto, invece, i passaggi più estremi (fortunatamente rari), così come le vocals in scream/growl che ogni tanto fanno capolino in un paio di pezzi, finendo per appesantire in maniera esagerata il sound; sinceramente ho preferito anche i momenti in cui il sempre carismatico singer Arkanfel sfoggia la sua ugola lusingatrice e suadente, rispetto a quando cerca di essere esageratamente aggressivo (come nell’attacco spiazzante di “Faust”); capisco il climax dei singoli pezzi in cui ci possono anche stare vocals veementi ed aggressive, ma (anche qui parere del tutto personale) ho preferito i momenti più melodici e più tipicamente Power. Facendo un paragone con il debut album, qui siamo un bel gradino al di sotto a livello qualitativo, la band ha scelto un percorso più duro e cattivo, ma non condivido la decisione di indurire il sound e mi auguro che, con il prossimo disco si torni su lidi più melodici e più affini al precedente full-length, magari dando maggiore spazio al violino di Simon Borgen (alias Simone Borghetto), un po’ come accade nella dolce ballad “Under the weight of your sin”. Sia comunque chiaro che non ci troviamo assolutamente davanti ad un disco mediocre, le dieci tracce di questo full-length (per una durata totale di poco superiore ai 41 minuti) si lasciano comunque ascoltare sicuramente in maniera gradevole, anche se manca quella hit spettacolare che vale da sola l’acquisto del CD (nemmeno la pur validissima “Heresy” può essere definita tale). I Draconicon con questo “Pestilence” (dotato di spettacolare artwork realizzato dall’artista Dan Goldsworthy) hanno realizzato un album differente rispetto al passato, con una scelta che potrebbe anche non essere vincente, nonostante si stia comunque parlando di un lavoro certamente valido.

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