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Dopo una decade tornano rivitalizzati i Job for a Cowboy Dopo una decade tornano rivitalizzati i Job for a Cowboy Hot

Dopo una decade tornano rivitalizzati i Job for a Cowboy

recensioni

titolo
Moon Healer
etichetta
Metal Blade Records
Anno

PROVENIENZA: Stati Uniti 

GENERE: Progressive Death Metal 

FFO: Atheist, Cynic, Gorguts, Cephalic Carnage, Obscura, Beyond Creation 

LINE UP: 
Jonny Davy - voce 
Al Glassman - chitarre 
Tony Sannicandro - chitarre 
Nick Schendzielos - basso 
Navene Koperweis - batteria 

TRACKLIST: 
1. Beyond the Chemical Doorway [04:11] =VIDEO UFFICIALE= 
2. Etched in Oblivion [04:15] 
3. Grinding Wheels of Ophanim [05:53] 
4. The Sun Gave Me Ashes so I Sought Out the Moon [04:05] 
5. Into the Crystalline Crypts [04:22] =AUDIO UFFICIALE= 
6. A Sorrow-Filled Moon [05:38] 
7. The Agony Seeping Storm [04:12] =VIDEO UFFICIALE= 
8. The Forever Rot [06:41] =VIDEO UFFICIALE= 

Running time: 39:13 

opinioni autore

 
Dopo una decade tornano rivitalizzati i Job for a Cowboy 2024-02-25 17:33:53 Daniele Ogre
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Daniele Ogre    25 Febbraio, 2024
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

I (lunghi) dieci anni di pausa, hanno sicuramente giovato ai Job for a Cowboy; la band di Glandale, Arizona, ha passato gran parte della sua prima parte di carriera - sia nel periodo Deathcore che dopo la svolta Progressive Death - in un loop album-tour che sembrava aver tolto loro forze ed in certi casi anche ispirazione. Ebbene, le cose oggi sembrano essersi rimesse decisamente in carreggiata con "Moon Healer", quinto full-length per il quintetto americano che arriva - per l'appunto - ben dieci anni dopo il precedente "Sun Eater". Probabilmente gli enormi successi soprattutto di inizio carriera potrebbero essere un ricordo lontano, ma è innegabile che i JFAC di oggi sono una band decisamente focalizzata sul proprio obiettivo e che sembra essersi subito scrollata di dosso la ruggine, regalandoci un album che da un lato prosegue quel percorso Progressive Death con cui ci avevano lasciati una decade fa, trovando però oggi anche una via più sperimentale. Possiamo insomma ancora sentire come grande protagonista il basso di Nick Schendzielos - seguendo l'esempio di gruppi come Obscura e Beyond Creation -, ma il punto focale di questa nuova opera si sposta sulle numerose divagazioni che possiamo ascoltare all'interno dei brani, talvolta anche stesso all'interno di un singolo pezzo, come le per nulla nascoste venature Fusion che ricordano da vicino mostri sacri come Atheist e Cynic, o ancora bordate ombrate di dissonanze (Gorguts) o psicotici passaggi à la Cephalic Carnage o Cattle Decapitation. In tal senso l'esempio maggiore di tutto questo lo abbiamo con l'ottima "Grinding Wheels of Ophanim", quasi sei minuti furiosi in cui i JFAC non concedono un singolo attimo di tregua, costantemente in moto perpetuo tra l'una o l'altra venatura del loro sound odierno; e qui entra in gioco la loro enorme preparazione tecnica, senza la quale il tutto sarebbe potuto risultare slegato ed in qualche modo legnoso, mentre i Nostri si muovono con maestria e fluidità. Lo stesso discorso è da farsi per la seguente "The Sun Gave Me Ashes so I Sought Out the Moon", pezzo estremamente nervoso, ma che nell'insieme del disco risulta essere persino il migliore in assoluto di tutto il lotto - almeno per il sottoscritto, sia chiaro! -. "Moon Healer" è insomma la naturale evoluzione dei JFAC dopo "Sun Eater", con la differenza sostanziale che è da ricercarsi in un songwriting altamente più efficace; con ogni probabilità è stata una fortuna che questa nuova release sia arrivata dopo una decade: non siamo così convinti che fosse arrivato poco dopo il proprio predecessore, quest'album sarebbe riuscito alla stessa maniera. I Job for a Cowboy hanno insomma a lungo ricaricato le batterie e dopo aver ascoltato "Moon Healer" possiamo benissimo dire che sono decisamente ripartiti in quarta con un lavoro scritto, suonato e prodotto egregiamente: duro ma allo stesso tempo armonico, sicuramente moderno ma con uno sguardo ben diretto verso la vecchia scuola (ci ripetiamo, soprattutto Atheist e Cynic), con suoni chiari e potenti ma lontani dalle produzioni plasticose di altre etichette di alto livello. Un ritorno quindi ormai quasi insperato per i fans di lunga data, ma "Moon Healer" è un disco talmente riuscito che, alla fine, ne è valso la lunghissima attesa. Bentornati!

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