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King Potenaz: altamente corrosivi King Potenaz: altamente corrosivi Hot

King Potenaz: altamente corrosivi

recensioni

titolo
Goat Rider
etichetta
Argonauta Records
Anno

TRACKLIST:
1. Among the Ruins
2. Pyramids Planet
3. Goat Rider
4. Pazuzu (3:33) =AUDIO UFFICIALE=
5. Cosmic Voyagers
6. Moriendoom 
7. Monolithic =AUDIO UFFICIALE=
8. Dancing Plague =VIDEO UFFICIALE=

LINE UP:
Francesco - basso, voce
Giuseppe - chitarre, voce
PRNX - batteria

opinioni autore

 
King Potenaz: altamente corrosivi 2024-03-09 16:16:04 MASSIMO GIANGREGORIO
voto 
 
3.5
Opinione inserita da MASSIMO GIANGREGORIO    09 Marzo, 2024
Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 2024
Top 50 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Mooooolto interessanti questi King Potenaz, power-trio proveniente da Fasano, in provincia di Brindisi (ergo, pugliesissimi). Correva l'anno 2019 ed ancora non si era disvelata l'immane tragedia del Covid, allorquando Francesco, Giuseppe ed il fantomatico PRNX pensarono bene di partorire un'idea malsana e pestifera: quella di originare un corrosivo connubio tra lo Stoner ed il Doom. E, in effetti, coniugare la oniricità dello Stoner con la "pesantezza" del Doom non poteva che far scaturire una miscela mortale fatta di atmosfere cupe e angoscianti ma estremamente deliranti. Il risultato è un sound a tratti soffocante e disperato oltreché sconvolgente. Sound del quale il nostro terzetto brindisino ha dato un saggio attraverso il demo di esordio "King Potenaz (Demo 6​:​66)" risalente a due anni orsono. L'anno seguente, è stata la volta del singolo "Monolithic" seguito a ruota da "Pazuzu (3​:​33)" dello scorso anno. Il tutto, al fine di creare i presupposti per questo loro primo full-length in cui tutto il materiale precedente è (giustamente) confluito: difatti, la opening track e "Pyramid Planet" hanno costituito il contenuto del loro primo demo; "Among the Ruins" irrompe in tutta la sua cupezza, con le sue reminiscenze di Spiritual Beggars e la sua accelerata che era tanto cara ai mostri sacri Black Sabbath anni '70 con tanto di tastiere che fanno capolino. La traccia seguente già citata è lunga e complessa, articolata ma mai indigesta con una voce semi-narrante che sembra collegata direttamente dagli inferi e, comunque, sempre con un sottile filo rosso che lega la band agli anni '70, questa volta rievocando i sempre sottovalutati Saint Vitus. La title-track è più vivace ma pur sempre avvolgente come le spire di un boa constrictor. E' poi la volta di "Pazuzu (3:33)", il singolo sopraccitato, che si insinua nella nostra testa strisciante come un serpente velenoso. D'altronde, un pezzo dedicato al Demone mesopotamico del vento di Sud-Ovest, apportatore di malattie agli uomini non poteva che essere così, con in più una voce femminile quantomai azzeccata. "Cosmic Voyagers" mi ha riportato alla mente i Pink Floyd di "Ummagumma" (ennesimo riferimento ai 70's), mentre "Moriendoom" (sottotitolo "La ballata di Ippolita Oderisi") al di là del calambur insito nel titolo, ha tutta la parvenza di un inno funebre in memoria della trapassata. "Monolithic" è l'altro singolo che fu, tanto funereo quanto corrosivo. La final track "Dancing Plague" - un vero e proprio delirio a tinte fosche - chiude questo pregevolissimo "Goat Rider" che ci consegna quella che, con tutta probabilità, costituirà un punto di riferimento per lo Stoner/Doom nostrano. Consigliabilissimo!

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