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Bentornati Atrophy! Bentornati Atrophy! Hot

Bentornati Atrophy!

recensioni

gruppo
titolo
"Asylum"
etichetta
Massacre Records
Anno

TRACKLIST:
1. Punishment for all =LYRIC VIDEO=
2. High anxiety
3. Seeds of sorrow =LYRIC VIDEO=
4. Distortion
5. Bleeding out
6. American dream
7. Close my eyes
8. The apostle
9. Five minutes ‘til suicide

LINE UP:
Brian Zimmerman - Voce
Nathan Montalvo – Chitarra solista
Mark Coglan – Chitarra ritmica
Josh Gibbs - Basso
Jonas Shütz - Batteria

Ospiti:
Kragen Lum – Chitarra solista sulla traccia 6
Justin Stear – Basso sulle tracce 4, 6 e 7

opinioni autore

 
Bentornati Atrophy! 2024-03-17 09:56:52 Ninni Cangiano
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Ninni Cangiano    17 Marzo, 2024
Ultimo aggiornamento: 17 Marzo, 2024
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Ho sempre adorato gli Atrophy (quelli dell’Arizona, non i vari omonimi) e ritengo il loro debut album “Socialized hate” uno dei migliori dischi usciti nel 1988 ed uno dei migliori album Thrash della storia. Dopo essersi sciolti nel 1993 ed essere tornati nel 2015, nel 2020 il singer Brian Zimmerman si è separato dai restanti membri che hanno poi formato autonomamente gli Scars of Atrophy; Zimmerman ha poi deciso di continuare da solo reclutando nuovi musicisti e proseguendo ad utilizzare il nome originale della band. Il risultato è in questo “Asylum”, terzo full-length del gruppo americano, che riprende nella copertina dell’artista Romulo Dias il tema del clown malefico, già presente nel debut album. I richiami al Thrash di fine anni ’80 sono ampiamente presenti in tutto il disco che è composto da nove killer songs per una durata di poco inferiore ai 3/4 d’ora. La voce corrosiva e maligna di Zimmerman connota il sound come un vero e proprio marchio di fabbrica, mentre le due chitarre corrono veloci e taglienti, tra riff e parti soliste di gusto, con la batteria che usa sapientemente la doppia cassa imponendo ritmi frizzanti ed il basso che ricama in sottofondo a dovere. Per suonare questo genere di Thrash bisogna avere capacità tecniche non indifferenti ed i nuovi membri le mettono in mostra in tutto il disco. A partire dall’ottima “Punishment for all” (forse la migliore del lotto), passando per “Seeds of sorrow” che trasuda cattiveria di slayeriana memoria e per la tostissima “American dream”, si arriva alla conclusiva “Five minutes ‘til suicide” senza fiato e con le vertebre cervicali a pezzi per il furioso headbanging fatto per tutto il tempo. Tutto il disco convince pienamente per energia, ritmo e rabbia, forse la sola “Distortion” è un gradino sotto alle altre per un ritmo che non decolla praticamente mai, pur rimanendo un brano comunque decente. Tra Testament, Slayer, Exodus e qualcosa del mosh della scena newyorkese, gli Atrophy si muovono sapientemente nel thrash old school, riuscendo nell’arduo compito di essere comunque al passo coi tempi e decisamente efficaci, grazie anche ad un ottimo lavoro di produzione e registrazione. Non c’è altro da aggiungere, mi pare ormai evidente che “Asylum” ci restituisce una delle band più talentuosa della scena Thrash degli anni ’80; bentornati Atrophy!

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