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Fervent Hate: i peruviani sono ancora tra i migliori nel suonare Death svedese Fervent Hate: i peruviani sono ancora tra i migliori nel suonare Death svedese Hot

Fervent Hate: i peruviani sono ancora tra i migliori nel suonare Death svedese

recensioni

titolo
In Rot We Trust
etichetta
Satanath Records / Australis Records
Anno

PROVENIENZA: Perù 

GENERE: Death 'n' Roll 

FFO: Dismember, Entombed, Entrails, At The Gates, Illdisposed 

LINE UP: 
Carlos "Kanu" Delgado - voce, basso 
Edgar "Gocho" Rodriguez - chitarre 
Emilio Mora - chitarre 
Jean Louis Herrera - batteria 

TRACKLIST: 
1. Structuring the Pain [03:16] =TRACK VIDEO= 
2. The Fire We Silence [03:17] 
3. Perpetual Wheel [05:25] 
4. Grave of Hate [03:06] 
5. Death and Descent [04:56] 
6. Kidnapped (by a Busty Demon) [03:54] 
7. A Haunting Tale [02:50] =TRACK VIDEO= 
8. In Rot We Trust [03:01] =TRACK VIDEO= 
9. Roko's Basilisk [04:40] 
10. Omnipotence Paradox [05:38] 

Running time: 39:59 

opinioni autore

 
Fervent Hate: i peruviani sono ancora tra i migliori nel suonare Death svedese 2024-06-06 16:31:31 Daniele Ogre
voto 
 
3.5
Opinione inserita da Daniele Ogre    06 Giugno, 2024
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Abbiamo 'incrociato' i Fervent Hate sei anni or sono, quando la band pubblicò l'album "Tales of Hate, Lust and Chaos", impressionandoci pure, a dirla tutta. La band torna oggi con il terzo studio album "In Rot We Trust" sempre per Satanath Records (in co-produzione con Australis Records) e come allora si dimostra essere uno dei gruppi migliori nel suonare old school Swedish Death Metal; e non ci sarebbe nemmeno nulla di strano, non fosse che i Fervent Hate sono di Arequipa, Perù. Forse giusto un gradino sotto il predecessore, "In Rot We trust" è l'ennesima grande prova per il quartetto sudamericano, che porta avanti il suo ormai classico attacco frontale non dando respiro all'ascoltatore per tutti i 40 minuti di durata dell'opera, dimostrando tra l'altro di trovarsi a proprio agio sia quando si alzano i giri del motore - la doppietta iniziale ne è un esempio, ma anche la terremotante title-track -, sia quando le atmosfere si fanno più tetre ed i ritmi più groovy e pesanti ("Perpetual Wheel"). I Nostri non hanno bisogno di inutili perdite di tempo (niente intro, intermezzi o outro) o di orpelli ad abbellire la propria proposta: il quartetto - rimasto identico dalla scorsa release - suona quello che più piace loro e con un affiatamento maggiore che si può facilmente notare in ogni singola nota sparata in faccia senza ritegno. E' quasi paradossale che in un genere prettamente nordeuropeo, oggi come oggi tra i gruppi migliori a suonarlo ce ne sia uno sudamericano, ma tant'è: basta ascoltare pezzi come quelli già citati, o ancora "Kidnapped (by a Busty Demon)" o soprattutto "Grave of Hate" - highlight del disco a nostro avviso - per rendersene conto. Insomma, senza girarci attorno, qualora acquistiate "In Rot We Trust" difficilmente ne rimarrete delusi.

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