LINE UP:
Scott Beetley - voce, chitarre
Erik Kendall - chitarre
Justin Hopper – basso
Robert Powers – batteria
TRACKLIST:
1. Almost There
2. Hunt of the Cybertooth =LYRIC VIDEO=
3. Emperor =LYRIC VIDEO=
4. Next
5. Downtrodden
LINE UP:
Scott Beetley - voce, chitarre
Erik Kendall - chitarre
Justin Hopper – basso
Robert Powers – batteria
TRACKLIST:
1. Almost There
2. Hunt of the Cybertooth =LYRIC VIDEO=
3. Emperor =LYRIC VIDEO=
4. Next
5. Downtrodden
Un personaggio dallo sguardo indagatore e con il viso che ricorda molto da vicino quello di Sigmund Freud, campeggia nel disegno di copertina di “The Dystopian Chronicles - Voume 1” dei texani Warhog. Dopo avere ascoltato i cinque brani dell’EP mi sono chiesto: “Ma quanti gruppi conoscono ed hanno preso come riferimento i Warhog per sviluppare il loro metodo di composizione?”. La biografia acclusa a quella che viene definita come la prima parte di una trilogia, evidenzia fra le influenze musicali dei quattro texani gruppi come Iron Maiden, Black Sabbath e Blind Guardian. In realtà, il metallaro più attempato riconoscerà partiture appartenenti a vari tipi di Metal e ad una marea di gruppi. Non pensate però che i quattro facoceri abbiano fatto una semplice operazione di copia/incolla. Se tralasciamo “Almost There”, un’introduzione di ben 145 secondi con tastiere che ci portano allo scorrere dell’acqua o, se preferite, al passare del tempo scandito dalla sabbia di una clessidra, gli altri pezzi sono come dei piccoli incastri e intarsi. Provateci voi a catalogare “Hunt of the Cybertooth”: è impossibile! Chitarre cupe downtuned, Cyber-Thrash, fase epica/spaziale e, dopo cinque minuti e mezzo circa, si ha l’ultima variazione del ritmo. Anche l’ottima “Emperor” non è facile da incasellare. Sentore di Iron Maiden, ma con chitarre più potenti e assillanti, intrecci cupi accostati ad una atmosfera celestiale e la chitarra che, non paga del gran lavoro svolto, va a flirtare con il Thrash. Varietà di generi e cambi, peraltro ben eseguiti, è ciò che troviamo anche in “Next”. Le tastiere presenti portano a pensare agli “spaziali” Hawkwind, ma solo da metà pezzo in poi; per il resto sbizzarritevi a trovare altri “agganci” da soli. Nonostante un inizio battente che richiama i Motorhead, Black Sabbath e Monster Magnet sono i principali punti di riferimento della conclusiva “Downtrodden”. Cosa manca ai Warhog per essere perfetti? Un suono di batteria meno secco - quello che sentirete è troppo “da studio” - e un briciolo di accuratezza in più nella fase produttiva.