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Idol Throne, sarà la prima tappa verso un nuovo percorso? Idol Throne, sarà la prima tappa verso un nuovo percorso? Hot

Idol Throne, sarà la prima tappa verso un nuovo percorso?

recensioni

titolo
"A clarion call"
etichetta
Stormspell Records
Anno

TRACKLIST:
1. Ecliptykon
2. Covenant of the immortal =LYRIC VIDEO=
3. King among jackals
4. Petrified =LYRIC VIDEO=
5. The last voyage =LYRIC VIDEO=
6. A clarion call
7. System simulacrum
8. Falconer’s cry

LINE UP:
Jake Quintanilla – Voce
Martin Bowman – Chitarre, tastiere, cori
Jason Schultz – Chitarre, cori
Trevor Kuta – Basso
Aaron Grove – Batteria

opinioni autore

 
Idol Throne, sarà la prima tappa verso un nuovo percorso? 2024-08-31 14:54:30 Ninni Cangiano
voto 
 
3.5
Opinione inserita da Ninni Cangiano    31 Agosto, 2024
Ultimo aggiornamento: 01 Settembre, 2024
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Avevo conosciuto gli Idol Throne nel 2022, all’epoca del loro debut album “The sibylline age”, li ritrovo adesso con il secondo full-length “A clarion call”, dotato di piacevole copertina e sempre rilasciato dalla californiana Stormspell Records. Poco è cambiato in questi due anni, a momenti potrei riprendere la recensione del primo album e copiarla interamente qui che ci starebbe bene ugualmente! I difetti principali del primo disco sono riportati anche questa volta: in primis la lunghezza eccessiva di alcune canzoni che mettono in evidenza una voglia di strafare del gruppo che sacrifica l’efficacia dei brani sull’altare dell’autoesaltazione; l’opener “Ecliptykon”, “King among jackals” e “System simulacrum” (quest’ultima, nonostante tutto, tra le più interessanti) sarebbero state più ficcanti con qualche taglio qua e là, ma è un ragionamento che potremmo applicare anche per la restante parte delle tracce. Quasi 51 minuti per sole otto canzoni in un disco Thrash sono sinceramente troppi. Non a caso i pezzi migliori sono quella “Petrified” che è la più corta della tracklist e la melodica title-track “A clarion call” che è un’altra delle più brevi; a queste si aggiunge la conclusiva strumentale “Falconer’s cry” soprattutto perché manca del cantato che è l’altro problema della band. Jake Quintanilla è molto migliorato come vocalist rispetto al primo disco, ma ugualmente ha un’ugola non proprio eccezionale ed oltre determinati livelli (comunque accettabili) non può spingersi; c’è di peggio in giro sicuramente, ma altrettanto certamente c’è anche di meglio. Cosa è cambiato allora che giustifica un mezzo punto in più nella votazione rispetto all’altro album? La band dell’Indiana ha inserito diverse parti di Prog Thrash e se la struttura base dei vari brani può sempre far pensare al Thrash tecnico degli Heathen, qualche richiamo a gente come Mekong Delta o Despair si sente qua e là e, detta sinceramente, questa novità non dispiace assolutamente, ma anzi apre scenari molto interessanti per il futuro! I vari brani, infatti, si lasciano ascoltare gradevolmente e spesso finiscono per sorprendere in positivo, soprattutto grazie ad un ottimo lavoro dei due chitarristi; tutto il gruppo è comunque composto da musicisti molto preparati a livello tecnico e questo è un dato di fatto indiscutibile. Non so se gli Idol Throne continueranno a percorrere questa interessante strada del Prog Thrash (hanno dimostrato di avere tutte le qualità ed il talento per farlo), ma sono molto curioso di vedere cosa succederà dopo questo “A clarion call”, un disco che potrebbe costituire la prima interessante tappa di una svolta nella carriera degli statunitensi.

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