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Ingurgitating Oblivion: sempre più folli ed ostici, ma ben al di sopra della media Ingurgitating Oblivion: sempre più folli ed ostici, ma ben al di sopra della media Hot

Ingurgitating Oblivion: sempre più folli ed ostici, ma ben al di sopra della media

recensioni

titolo
Ontology of Nought
etichetta
Willowtip Records
Anno

PROVENIENZA: Germania 

GENERE: Avantgarde Death Metal 

FFO: Gorguts, Ulcerate, Deathspell Omega, Imperial Triumphant, Anaal Nathrakh, Atheist 

LINE UP: 
Florian Engelke - voce, chitarre, campana tibetana 
Norbert Müller - chitarre 
Chris Zoukas - basso (session) 
Lille Gruber - batteria (session) 

Ospiti: 
Ava Bonam - voce 
Silke Farhat - voce (spoken) 
Mehdi Lachini - voce (spoken) 
Céline Voccia - pianoforte 
Daniel Agi - flauti 
Jan Ferdinand - vibrofono, chitarre 
Tom "Fountainhead" Geldschläger - chitarre soliste  

TRACKLIST: 
1. Uncreation's whirring loom you ply with crippled fingers [14:49]
2. To weave the tapestry of nought [18:48]
3. The blossoms of your tomorrow shall unfold in my heart [11:07]
4. ...Lest I should perish with travel, effete and weary, as my knees refuse to bear me thither [10:25]
5. The barren earth oozes blood, and shakes and moans, to drink her children's gore [18:19] =PART 1= / =PART 2= / =PART 3= 

Running time: 1:13:15 

opinioni autore

 
Ingurgitating Oblivion: sempre più folli ed ostici, ma ben al di sopra della media 2024-09-27 15:22:45 Daniele Ogre
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Daniele Ogre    27 Settembre, 2024
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Il 2024 sembra essere un anno decisamente proficuo per la frangia più dissonante ed avanguardista del Death Metal; tra i tanti, ovviamente il primo che salta alla mente è l'ultimo degli Ulcerate (ennesimo capolavoro), ma per chi segue con interesse quest'evoluzione psicotica del genere c'era di sicuro un altro album su cui si riversavano alte aspettative: "Ontology of Nought", quarto studio album dei tedeschi Ingurgitating Oblivion che arriva sette anni dopo "Vision Wallows in Symphonies of Light", uscito oggi su Willowtip Records. Basta fare un raffronto tra le copertine del precedente album e questa nuova titanica opera (un'ora e 1/4 di durata divisa in cinque lunghissimi pezzi), per intuire da subito che i toni di "Ontology..." sono più cupi e sinistri del predecessore. Ma in ogni caso, un disco degli IO è un folle viaggio nella mente del mastermind e compositore Florian Engelke, quindi anche qui ci si ritrova sbalzati da un genre all'altro senza soluzione di continuità, con stacchi e cambi di direzione improvvisi ma quanto mai azzeccati. Sì, di base c'è sempre un Death Metal à la Immolation con "ramificazioni" verso l'avantgarde dissonante di gente come Ulcerate, Gorguts e Deathspell Omega, ma come sempre non c'è solo questo. Ed anzi in "Ontology of Nought" sono ancor di più le ramificazioni rispetto al predecessore: intrecci dissonanti, spiazzanti passaggi Jazz, ritmiche sincopate, accelerazioni di assoluta brutalità (soprattutto in questi momenti il riferimento non possono che essere gli Anaal Nathrakh), sinistri arpeggi, parti parlate - opera di Silke Farhat e Mehdi Lachini - che donano un tocco solenne, persino dei passaggi più "morbidi" ed armonici (mi sbaglierò, ma ci ho addirittura sentito qualcosa degli Swallow the Sun), tocchi di Prog Rock... Mai come questa volta, insomma, ascoltare un lavoro degli IO è come ritrovarsi in un difficilissimo labirinto di cui è quasi impossibile trovare l'uscita, un infinito gorgo in cui molteplici elementi diversi si intersecano in un approccio che ha quasi dello psicotico. Gli album degli IO sono ormai per definizione ostici ed "Ontology of Nought" è probabilmente il più arduo nell'intera carriera della band berlinese: c'è bisogno di davvero tanti ascolti per poterne anche solo vagamente intuirne le trame, col rischio comunque di perdersi nelle intricate strutture create dall'act tedesco. Probabilmente non un album per tutti, ma in ogni caso decisamente superiore alla media: ascolto consigliato, ma a vostro rischio e pericolo.

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