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Fellowship, una conferma di qualità Fellowship, una conferma di qualità

Fellowship, una conferma di qualità

recensioni

titolo
“The skies above eternity”
etichetta
Scarlet Records
Anno

TRACKLIST:

1 – Hold up your hearts (Again) = OFFICIAL VIDEO =

2 – Victim

3 – The bitter winds

4 – Dawnbreaker = OFFICIAL VIDEO = 

5 – Eternity

6 – King of nothing

7 – World end slowly

8 – A new hope

9 – Memories on the wind

 

 

LINE-UP:

Matthew Corry – voce

Brad Wosko – chitarra

Sam Browne – chitarra (studio-only)

Ed Munson – basso

Callum Tuffen – batteria

opinioni autore

 
Fellowship, una conferma di qualità 2024-11-23 10:39:56 Ninni Cangiano
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Ninni Cangiano    23 Novembre, 2024
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I Fellowship arrivano dall’Essex nel Regno Unito e sono attivi da ormai 5 anni, periodo in cui hanno rilasciato un paio di singoli, un paio di EP ed un full-length nel 2022, prima di questo “The skies above eternity”, uscito in questi giorni di fine novembre per la nostrana Scarlet Records. La loro caratteristica principale è che usano costumi di scena fantasy ma, a differenza di altri gruppi simili (Gloryhammer, ecc.), non utilizzano pseudonimi, ma i loro nomi veri. Il loro è un power metal molto melodico che ricorda non poco i Trick or Treat (soprattutto per le chitarre) o i Twilight Force, con qualche digressione nel sinfonico (Rhapsody docet), che possiamo far rientrare nella categoria del cosiddetto “happy metal”, dato che il loro sound è decisamente ruffiano e scanzonato (come, del resto, anche i loro video ed il loro approccio in genere). E’ quindi un piacere ascoltare e riascoltare questa musica, decisamente orecchiabile, coinvolgente e convincente! Quello che non mi ha mai conquistato è lo stile del cantante Matthew Corry; sia chiaro c’è molto di peggio in giro, ma la sua voce non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella di mostri sacri come Alessandro Conti o Fabio Lione (tanto per rimanere nel nostro suolo italico) ed in alcuni tratti sembra anche leggermente “nasale”. Si tratta comunque di pignoleria di questo recensore innamorato di certe vocalità dato che, come detto, indubbiamente c’è molto di peggio in giro. C’è da segnalare che questo è il primo disco con il nuovo bassista Ed Munson che ha preso il posto di Daniel Ackerman, uscito dal gruppo poco dopo la pubblicazione del debut album. Il disco ha un artwork piacevole realizzato dall’artista Peter Sallai (Sabaton, Powerwolf, Feuerschwanz) ed è composto da 9 tracce (compresa una breve sorta di outro strumentale in chiusura), per la durata totale di circa 41 minuti, con tutte le canzoni che si assestano tra i 4 ed i 5 minuti, segno che anche il songwriting è conciso ed efficace. Brani piacevoli ce ne sono in quantità, farei prima ad affermare che non vi sono filler di sorta o canzoni di livello qualitativo sotto l’eccellenza; se qualcuno mi chiedesse quali sono le mie preferite, risponderei di getto l’accoppiata frizzante “Victim”/“The bitter winds”, ma anche l’orecchiabilissima “Eternity” e la magniloquente “A new hope”, ma si tratta solo di impressioni del momento; come detto, infatti, sono tutti i brani ad essere convincenti, finendo per creare una compattezza non così comune, ma indubbiamente vincente. Ritengo inutile aggiungere altro, “The skies above eternity” è sicuramente uno dei migliori dischi di power metal, nella sua versione più happy, usciti in questo 2024 e conferma i Fellowship come una delle bands più promettenti del panorama internazionale.

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