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I Wythersake ci riprovano I Wythersake ci riprovano Hot

I Wythersake ci riprovano

recensioni

titolo
"At War with their Divinity"
etichetta
Scarlet Records
Anno

TRACKLIST:

01 - Purity through non existence

02 - Bloodlet the lepers created (Official video) 

03 - Dancing plauges of modrn man

04 - At war with their divinity (Visualizer video

05 - Devour the throne of graces (Lyric video

06 - Gotterdammerug

07 - The autumnal passing

08 - Shrines of offal rise

09 - Chimerical god state worship

10 - Agents of holy death

11 - Behind shadows of virtue

12 - Perverse christ aeon

 

Formazione:

Gabriel Luis - voce, chitarra

James Siegrist – chitarra

Cody Bowen – basso

Daniel Salamanca - batteria

opinioni autore

 
I Wythersake ci riprovano 2025-04-26 10:08:27 Il Prof
voto 
 
3.5
Opinione inserita da Il Prof    26 Aprile, 2025
Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 2025
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Secondo album per gli statunitensi Wythersake per la nostrana Scarlet, che li aveva già lanciati nel debutto “Antiquity”, uscito nel 2021, un buon album ma non scevro da critiche per via della produzione troppo piatta e per la poca originalità dimostrata, troppo debitore verso quei gruppi da cui traggono ispirazione: Dimmu Borgir, Rotting Christ, Behemoth e Septic Flesh su tutti. Anche in questa seconda uscita, dall’altisonante titolo “At War with their Divinity” e composta da dodici canzoni della durata media di 5 minuti, si rimane sulle medesime coordinate stilistiche, ossia un blackened death metal dalla matrice sinfonica con delle tematiche (come riportato dalla casa madre) “profonde che affrontano temi di ribellione, risveglio spirituale e rifiuto delle forze oppressive”. Diciamo subito che con questo album c’è un passo in avanti rispetto al precedente: il cantato è molto più vario, si va dallo scream al growl, a seconda delle partiture, mentre viene quasi del tutto abbandonato il cantato pulito, a favore della voce narrante e sofferta. Le chitarre sono più udibili e meno compresse, con assoli di ottima fattura che si destreggiano qua e là lungo tutto l’arco dell’album, le ritmiche sono molto variegate, quasi groovy nei momenti più rallentati; stesso discorso però non vale per la base ritmica, ancora poco udibile sullo sfondo, quasi soffocata dal tappeto sonoro delle tastiere, sempre presenti e che danno alle canzoni un’atmosfera comunque epica e piacevole, anche se la batteria svolge egregiamente il suo lavoro, in quanto i cambi di tempo non sono pochi. Canzoni come “Bloodlet the Lepers created”, “Dancing Plagues of modern Man” e la strumentale “Gotterdammerung” risultano indicative in tal senso, ma anche la title-track mostra quanto il lavoro di chitarra sia fondamentale anche nelle canzoni più puramente di ispirazione black metal (qua sono evidenti alcune somiglianze con gli ultimi Marduk), nella parte finale rallentata. “Devour the Throne of Grace” è una delle canzoni più interessanti, grazie al suo incedere cadenzato e alle vocals mai monotone del cantante e chitarrista Gabriel Luis, con tastiere epiche e bei riff di chitarra. Forse ci sono anche momenti più monotoni e meno entusiasmanti, come la lenta e monolitica “The autumnal Passing”, ma la seconda parte dell’album mostra ancora degli ottimi spunti pur muovendosi bene o male sulle stesse coordinate, come nella tellurica “Chemical God State Worship”, che presenta cambi di tempo quasi dissonanti e con un’ottima parte solista, seguita dalle più canoniche “Agents of Holy Death” (molto influenzata dallo stile degli ultimi Dimmu Borgir, soprattutto nel cantato), “Behind Shadows of Virtue” e “Perverse Christ Aeon”, non meno interessanti e ottime per gli amanti del genere.
I Wythersake si dimostrano, con questo album, alla ricerca di una propria personalità e di un posto al sole nel trafficato marasma del genere in questione e, seppur si dimostrino ancora fortemente debitori dei loro maestri, direi che siamo sulla buona strada.

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