TRACKLIST:
1.Hell or Paradise
2.The Way to Heaven
3.Bringer of Doom
4.The Rider
5.The Sun and Heavens Fall6.Demon
7.Violent Night
8.Smoke Mountain
LINE-UP:
Brian Pitt - Batteria
Lee Pitt - Chitarra
Sarah Pitt - Voce
TRACKLIST:
1.Hell or Paradise
2.The Way to Heaven
3.Bringer of Doom
4.The Rider
5.The Sun and Heavens Fall6.Demon
7.Violent Night
8.Smoke Mountain
LINE-UP:
Brian Pitt - Batteria
Lee Pitt - Chitarra
Sarah Pitt - Voce
Ci sono due macro-tipologie di bands: quelle dedite all'architettura di strutture melodiche e musicali complesse ed estremamente variegate e quelle che prediligono la quintessenzialità, la semplicità strutturale portata all'estremo. Emblema della prima macro-categoria potrebbero essere considerati (fra tantissimi) i Dream Theater, i Lamb of God, etc. Emblema della seconda macro-categoria gli Ac/Dc, i Danko Jones, etc. Ebbene, questo trio formatosi a Tallahassee, in Florida, appartiene senza dubbio a questa seconda macro-categoria. Riffs molto semplici ma efficaci e struttura delle composizioni minimale. La loro particolarità sta nel fatto di aver mutuato questi dettami in un genere misto tra doom e stoner. Ciò comporta il fatto che i pezzi risultano cadenzati e ipnotici, con linee melodiche che si avvolgono su sè stesse in maniera ossessiva ed allucinante (o allucinogena?) dimostrando di essere riusciti alla perfezione nel tentativo di generare e proporre un mix mortifero dei due generi summenzionati. Il terzetto, peraltro composto da fratelli e sorella Pitt, quest'anno celebra il suo primo decennale di vita. La loro prima creatura è stata l'omonimo EP del 2017; poi due singoli ("I Walk Alone" nel 2019 e "Deathproof" nel 2020) per poi approdare al primo full-length "Queen of Sin" cinque anni orsono, di cui i due singoli erano l'antipasto. Ora vengono fuori con questo "The Rider", realizzato nel segno della continuità, rinforzando la parte più tendente all'occultismo e nel quale vengono riproposte le tre tracce che formarono il loro EP di debutto (vale a dire "Demon", "Violent Night" e "Smoke Mountain"). I tre della Montagna di Fumo, in questi otto pezzi, è come se ci stringessero le mani intorno al collo con una pressione sempre crescente mollando la presa solo all'ultima nota, dandoci la netta impressione che sia suonata la nostra ultima ora, ma senza mai strangolarci definitivamente.
La voce di Sarah è come una nenia maledetta, che fa riaffiorare paure ancestrali e provoca smarrimento e sgomento, snodandosi sul tappeto sonoro scarno e sinistro degli altri due germani. Quando il disco finisce, si avverte una sensazione mista tra gratitudine (per non aver voluto porre fine alla nostra esistenza) e sollievo (per la consapevolezza di averla scampata bella) essendo riusciti ad uscire indenni dalla tetra escape-room nella quale ci avevano intrappolato fin dall'outtake di "Hell or Paradise". Indenni, si. Per ora...