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Shady Lane: Power-Prog di buona fattura. Shady Lane: Power-Prog di buona fattura. Hot

Shady Lane: Power-Prog di buona fattura.

recensioni

titolo
“There And Back”
etichetta
Underground Symphony
Anno

Line-Up:

Salvo Vecchio - Chitarra
Luca Bernazzi - Basso
Antony Elia - Tastiere
Roby Quassolo - Voce
Andrea Rossignol - Batteria


Tracklist:

01. Hiding Our Fears
02. Modern Decadence Mirror
03. Seasons
04. Ashes In My Hands
05. Drag Me Into The Nightmare
=Visualizer video=
06. The Great Unknown
07. Shed Light
08. The City =Lyric video=

opinioni autore

 
Shady Lane: Power-Prog di buona fattura. 2025-06-10 17:04:51 Corrado Franceschini
voto 
 
3.5
Opinione inserita da Corrado Franceschini    10 Giugno, 2025
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Se una band fa uscire il disco d’esordio sotto forma di concept album a meno di un anno dalla nascita due sono le cose: o è incosciente o è formata da musicisti preparati e coesi. Nel caso dei torinesi Shady Lane le cose sono andate così: il chitarrista degli Ivory Salvo Vecchio, ha chiamato con se il bassista Luca Bernazzi, anche lui ex Ivory. I due si sono occupati di scrivere il primo la musica e il secondo il testo per il concept album dal titolo “There And Back”. La formazione è stata completata dal tastierista Antony Elia; dal cantante Roby Quassolo (ex Dark Horizon) e dal batterista ospite Andrea Rossignol. Viste le premesse la musica che scaturisce dalle otto tracce del disco non può che essere di stampo Power- Prog. I quarantasei minuti totali di durata non lasciano trasparire un barlume di noia vista la versatilità della proposta. Ad un ascoltatore avvezzo a queste sonorità, però, non sfuggiranno alcune incertezze presenti in alcuni passaggi ed è una cosa che, in questo campo dominato da DreamTheater, Blind Guardian e compagnia bella, è poco tollerata. Personalmente ho apprezzato “Seasons” dove la chitarra di Salvo si da un gran daffare e spiazza piacevolmente chi ascolta con un solo repentino velocissimo. Ho colto nel pezzo una citazione sia musicale, che nel testo: parla di un settimo figlio; e ritengo che sia come un omaggio fatto agli Iron Maiden. Sempre a livello di testo mi ha intrigato il piccolo dialogo zio e nipote dove si parla di un viaggio in Sicilia ma, non avendo il booklet, non so il prosieguo della storia. Tra le preferite metto anche “The Great Unknown” per le sue molteplici variazioni e per le aperture melodiche ben eseguite. In questo caso le tastiere di Roby sono molto attive ma, a tratti, relegate in sottofondo dal banco di regia. L’atto finale dell’album ha come nome “The City” ed è costituito da un assalto veemente e da un solo di chitarra scatenato. In un genere che in passato è stato inflazionato è difficile trovare spunti originali ma agli Shady Lane, un sette lo do’ volentieri.

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