Songs:
Full Throttle
Symphony of Steel
A Havoc Quest
Vendetta
Jaws of Fenris
Odin's Ride
Thorium
Red Baron
Lineup:
Fabio Nakahara: Bass
Cadu Madera: Drums
Júlio Bertin: Guitars
Arthur Migotto: Vocals
Songs:
Full Throttle
Symphony of Steel
A Havoc Quest
Vendetta
Jaws of Fenris
Odin's Ride
Thorium
Red Baron
Lineup:
Fabio Nakahara: Bass
Cadu Madera: Drums
Júlio Bertin: Guitars
Arthur Migotto: Vocals
Seconda release per i brasiliani Hazy Hamlet e, come ogni volta, prima di procedere all’ascolto del disco, dedico un po' di tempo alla copertina e all’artwork in generale. Anche nella copertina di questo secondo disco è raffigurato Odino, un Odino moderno alla guida di una moto. Infatti Sleipnir, il suo fido cavallo, è stato trasformato in una moto, una metafora che sta a significare il lasciarsi alle spalle i vecchi legami e cogliere l’attimo per godersi una vita migliore. La strada composta dai teschi sta a significare il sentiero di morte e degrado che l’umanità ha intrapreso e l’ascia sepolta è invece la forza ed il vigore della band brasiliana che continua ad andare avanti nonostante le difficoltà. Una serie di metafore che mi fanno apprezzare una copertina che inizialmente aveva sollevato in me più di qualche obiezione. Una serie di metafore che trovano spazio anche nelle liriche della band. Andando invece a parlare della musica, gli Hazy Hamlet suonano un roccioso heavy metal di chiaro stampo ottantiano. I riferimenti principali li troviamo nella NWOBHM, anche se ci sono influenze che posson esser ricondotte ad altre bands. Le più marcate fanno riferimento a Judas Priest, Iron Maiden e Accept. Il disco si lascia ascoltare che è un piacere, il suono è estremamente pulito e volutamente retrò. Le canzoni, nonostante qualche passaggio scontato che possiamo trovare nella durata di questo secondo full length, sono molto ben strutturate. Spiccano in particolare l’opener e tittle track “Full Throttle”, la trascinante “Symphony Of Steel” e la splendida strumentale “A Havoc Quest” dai forti richiami maideniani. Da segnalare anche “Odin’s Ride”, l’epicheggiante “Thorium” e la conclusiva “Red Baron”.
Il quartetto brasiliano mette in mostra anche una buona tecnica, in particolare mi ha colpito il lavoro di Fabio Nakahara al basso. La voce di Arthur Migotto non è la solita voce dei cantanti heavy metal contemporanei, è bassa e roca, anziché puntare a raggiungere note altissime, cerca di vivere al meglio la canzone, in pieno spirito anni ottanta. Beh, riesce a far centro con una gran prestazione! Magari ci fossero più band come gli Hazy Hamlet… Ottimo disco questo “Full Throttle”.