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Dyrnwyn: Fatherland Dyrnwyn: Fatherland Hot

Dyrnwyn: Fatherland

recensioni

gruppo
titolo
Fatherland
etichetta
Autoproduzione
Anno

 

01. Battle Prayer

02. Dyrnwyn

03. Fatherland

04. Whispering Wood

opinioni autore

 
Dyrnwyn: Fatherland 2014-02-14 22:15:11 Gianni Izzo
voto 
 
3.5
Opinione inserita da Gianni Izzo    14 Febbraio, 2014
Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 2014
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Letto il nome del disco mi è venuto subito in mente il classico degli Ancient Rites (storica band black/pagan), cioè “Fatherland”.
Ma questo è da un po’ di tempo anche il nome del demo di debutto dei Dyrnwyn, il cui moniker riprende il nome di una spada magica della mitologia inglese, se la mia mente non mi inganna, ma la band è a tutti gli effetti italiana ed ama cantar di vicende appartenenti al nostro territorio (vi ringrazio, di tanto in tanto a qualcuno viene in mente che non solo nel profondo nord europeo si narrano storie e leggende interessanti! ndr).
Effettivamente lontani dal pagan alla maniera degli Ancient Rites, i Dyrnwyn nascono nel 2012, ispirandosi ad un pagan metal più moderno, quello portato avanti da gruppi quali, Ensiferum, Suidakra, fino ai Moonsorrow e Northland. Diciamo che per dare un’idea della loro musica, soprattutto Suidakra e Moonsorrow mi sembrano essere buoni esempi per voi, ed un ottimo spunto di inizio per la band. Tra le fila del gruppo abbiamo la flautista Michela che, con le sue melodie, riesce a dare un spinta in più ai 4 pezzi del disco che in generale non sono affatto male. In breve presentano tutto ciò che ci si può aspettare da un buon brano pagan metal: ritmi marziali, epicità, toni battaglieri, sonorità popolari, echi ancestrali e naturalmente tanto buon metal, i cui riff spesso e volentieri vanno a ripescare elementi dell’heavy più classico, anche se sottolineamo sempre che i nostri fanno parte a tutti gli effetti del metal estremo, degna testimonianza ne danno il growling ed il malvagio screaming del cantante. Purtroppo i suoni sono un po’ ovattati, e soprattutto la voce del singer viene molte volte soffocata dagli altri strumenti, ma ricordiamo che stiamo parlando sempre di un'autoproduzione. Il biglietto da visita della band consta di soli quattro pezzi, un paio più diretti, gli altri due più lunghi ed articolati, per quel che mi riguarda la title-track e “Whispering Wood” rappresentano la forma più completa dell’offerta musicale del combo romano, valendo da sole già una piena sufficienza. Noi quindi li promuoviamo senza remore, aspettando altre canzoni ed una produzione che dia più risalto alla bontà musicale dei Dyrnwyn.

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