Dopo il buon successo di feedback della prima demo, per i Vampire giunge il momento del full lenght. Pochi conoscono questa band, in quanto essa vanta fieramente le proprie origini nell'underground, eppure dalla propria nicchia i Vampire hanno avuto già un discreto riconoscimento: quello di “Band of the week” nella rubrica settimanale di mr. Fenriz dei Darkthrone. Il sound proposto è crudo, secco e tagliente, un black/death metal minimale e sporco che vanta un songwriting a metà fra il crust punk e la scena scandinava degli anni novanta; vi sfido infatti ad ascoltare “Howl From The Coffin” e non sentirvi l'eco dei Carpathian Forest (il brano rasenta a tratti il plagio di “Shut Up, There's No Excuse To Live”). Nulla di nuovo fondamentalmente, i riff gelidi sono infatti totalmente rivisti in chiave moderna, ma non possiedono nulla che bands come Mayhem, i già citati Darkthrone (in particolare del periodo “Soulside Journey”) e Taake non abbiano già fatto in precedenza. La differenza sostanziale è nella scelta di modellare le canzoni più verso il death metal, per staccarsi dal black puro e primigenio; certo è che in questo disco la grinta non manca ma, se siete alla ricerca di particolari novità in merito, non è certo sui Vampire che vi consiglierei di puntare. La produzione, come da manuale, è arida e zanzarosa, al pari di quella dei primi demo tapes, soluzione che, al di là di ogni sofismo in merito, possiede un rovescio della medaglia, se da un lato rende “Vampire” appetibile per tutti gli amanti dell undergorund, dall'altro lo rende dozzinale per fans di sonorità più nuove, Personalmente non mi sento né di condannare eccessivamente questo lavoro, né tanto meno osannarlo fra i dischi extreme del secolo, ai posteri l'ardua sentenza...