01. Kunnia
02. Tuonelan Tuvilla
03. Rauta
04. Ruumiinmultaa
05. Petoeläimen Kuola
06. Synkkä
07. Ievan Polkka
08. Husky Sledge
09. Dolorous
10. Uni
11. Metsälle
12. Sumussa Hämärän Aamun
13. Soil Of The Corpse (bonus track)
01. Kunnia
02. Tuonelan Tuvilla
03. Rauta
04. Ruumiinmultaa
05. Petoeläimen Kuola
06. Synkkä
07. Ievan Polkka
08. Husky Sledge
09. Dolorous
10. Uni
11. Metsälle
12. Sumussa Hämärän Aamun
13. Soil Of The Corpse (bonus track)
La vita dei Korpiklaani da “Spirit Of The Forest” in poi, sembra un susseguirsi senza tregua di dischi e tour. Di fatto questo “Manala” è l’ottavo album in 9 anni di carriera, senza contare i primi due dischi pubblicati sotto il nome di Shaman, insomma un piccolo record per i tempi odierni, nei quali basta che un gruppo raggiunga un po’ di successo per dover aspettare di norma almeno 3 anni per ogni nuovo lavoro. Ma esiste anche l’altra faccia della medaglia, quella che vede i Korpiklaani essere sempre più stazionari nel genere che proprio loro hanno portato alle orecchie di tutti. Infatti se fino a qualche anno fa, violini, fisarmoniche e quant’altro davano un’idea di freschezza di idee e d’innovazione, da un po’ di tempo a questa parte sembra che i Korpiklaani varino solo un po’ il bilanciere della propria proposta, talvolta più oscura e metal, talvolta più scanzonata. “Manala” non cambia le carte in tavola, anzi, questa volta la band non ci offre neanche un bicchiere di “Vodka” per rompere il ghiaccio. Il singolo scelto è “Rauta”, se qualcuno tra di voi pensava che “Keep On Galloping” fosse un mezzo passo falso tra i singoli della band, sappia che “Rauta” è forse la più brutta canzone scritta dal Clan Della Foresta che io abbia sentito fino ad oggi. Per fortuna è solo un brano, il resto del disco suona di gran lunga meglio, tra hit tirate come l’opener, o “Uni” oppure “Tuonela Tuvilla” e pezzi molto più duri e cupi, nonché più lunghi e noiosetti. Infine abbiamo una sperimentale “sviolinata” ad opera del nuovo entrato Rounakari che con “Husky Sledge” ci ipnotizza e con la malinconica strumentale “Dolorous” ci ammalia. Tra qualcosa di perso e qualcosa di guadagnato, i Korpiklaani vanno avanti, ma è ormai da qualche disco che non riescono a tenere l’attenzione dell’ascoltatore per tutto l’album. La scelta ora sta alla band: o continuare a sfornare album che sembrano essere sempre più diretti ai soli fans che la band è riuscita a conquistare nel tempo, oppure fermarsi un attimo, ricaricare le pile, evitare di scrivere un’altra “Rauta” ed andare alla conquista di nuovi metal folkers.
NB: Il disco sarà venduto anche come doppio cd, dove tutti i brani vengono cantati anche in inglese oltre che in madrelingua.