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Preparatevi per il Mosh Pit con i Final Fright! Preparatevi per il Mosh Pit con i Final Fright! Hot

Preparatevi per il Mosh Pit con i Final Fright!

recensioni

titolo
Artificial Perfection
etichetta
Nightbreaker Production
Anno

Lineup:

Gabriele Deriu - Vocals

Giacomo "Jak" Piazzi - Guitar

Nicola "Borto" Bortolotti - Guitar

Corrado "Corra" Menegatti - Drums

Alessandro "Chene" Chenetti - Bass

 

Tracks:

1. Cane Arrabbiato (Rabid Dog)

2. Blind

3. Human

4. The Springwood Slasher

5. You Deserve To Die

6. My Day

7. Serial Victim

8. Parasite

9. La Polizia Non Può Sparare

 

 

 

 

 

 

opinioni autore

 
Preparatevi per il Mosh Pit con i Final Fright! 2015-10-01 12:39:43 Angelo Colletti
voto 
 
3.0
Opinione inserita da Angelo Colletti    01 Ottobre, 2015
Ultimo aggiornamento: 02 Ottobre, 2015
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“Artificial Perfection” è il debut Album dei trentini Final Fright, thrash metal band di Cavalese nata nel 2010 da cinque membri provenienti dalla scena delle band underground metal del Trenitno Alto Adige, quali ad esempio Violence Spread, Nimroth e The Beyond.
La band inizia il suo percorso suonando cover, per poi iniziare in una fase successiva a comporre brani originali, che gli hanno portati nel 2012 ad autoprodurre i demo “Abusive Grindhouse” e, dopo alcuni avvicendamenti tra i componenti della band, nel 2014 “Wrapped In Chains”.
Ascoltare questo album mi ha riportato alla memoria le immagini di spasso totale, quando con gli amici ci bastava mettere su un album degli Anthrax per dare inizio ad una pogata generale in qualsiasi posto ci trovassimo in quel momento.
Ecco, se siete amanti del genere, Artificial Perfection vi regalerà 40 minuti di puro trash metal, genuino e nostrano; Jak, Borto e soci tirano fuori nove brani super serrati che ricordano, a mio parere, le produzioni fine anni 80 di gruppi come Flotsam and Jetsam, Exodus e Slayer .
Le tracce si susseguono inesorabili con uno schema molto preciso: Intro-mid-tempo-Go! oppure Intro-Go!, col chiaro intento di annichilire l’ascoltatore con le peripezie atletiche dei nostri.
Dal punto di vista dell’esecuzione il quintetto mostra una certa abilità nel destreggiarsi a velocità estreme e questo lo fa praticamente per tutta la durata dell’album. La linea vocale è aggressiva ma allo stesso tempo pulita, a mio avviso un po’ monotona: una maggiore varietà di interpretazione avrebbe secondo me aiutato a differenziare le tracce dell’album che possono risultare simili l’una all’altra, non tanto per la composizione, ma per l’intenzione generale che esprimono. Da questo punto di vista comunque la band ha le idee molto chiare: andare a tutta come se non ci fosse un domani!
Ciliegina sulla torta la citazione di “Milano Odia: La Polizia non può sparare” sull’ultima traccia, che prende nome appunto dal film omonimo, cosa che fa pensare ad una predilezione dei nostri thrasher per i b-movies.
In definitiva un buon lavoro per i Final Fright, con una produzione non esente da qualche imprecisione ma abbastanza valida per esprimere il potenziale della band, che tra l’altro ha diversi sostenitori nella proprie pagine “social”, a dimostrazione che il movimento metal underground è vivo e pulsante.

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