01. V-Tv
02. Ariete
03. Depths
04. Em
05. 1926
06. Land with no Future
07. The Beginning.....
01. V-Tv
02. Ariete
03. Depths
04. Em
05. 1926
06. Land with no Future
07. The Beginning.....
A volte capita che ci si trovi a recensire un disco meno recente come in questo caso: “Sulphur Paintings” infatti è uscito nel 2014, ma sono della ferma opinione che se una release merita è sempre meglio recensirla anziché relegarla nel dimenticatoio.
Gli Evil Never Dies sono napoletani ed esistono sin dal lontano 1990 nonostante la lunga militanza non sono mai riusciti a produrre un Full-Length ma soltanto 2 demo e 3 Ep di cui questo è il più recente.
La prima cosa che spicca è l’artwork molto curato, sicuramente al di sopra della media degli Ep che pervengono tra le mie mani; degna di nota è altresì la produzione cristallina che non ha nulla da invidiare agli standard internazionali.
La band a dispetto dell’età media dei componenti e del nome (ispirato ad una canzone degli Overkill) è al passo con i tempi ed alle influenze più classiche (Metallica, Slayer, qualcosa dei Testament ) si sovrappongono anche alcune interessanti idee di stampo svedese (The Haunted, Terror 2000 ecc.) ed americano dei 90’s (Machine Head, Grip Inc.).
Degli estratti sonori tratti da telegiornali russi e brasiliani introducono la killer song “V-Tv” che parte a razzo con un riff assassino accompagnato da una sezione ritmica ben collaudata; questo brano attacca senza peli sulla lingua il potere persuasivo e manipolatore della televisione, notevoli anche l’assolo e le linee di basso molto presenti e ben strutturate.
La successiva “Ariete” rispetta il titolo, anche questa song annichilisce l’ascoltatore col proprio Thrash preciso e moderno; in questo Ep modernità è la parola d’ordine in quanto a differenza di molti colleghi più giovani, gli Evil Never Dies suonano in maniera moderna e fresca senza lasciarsi coinvolgere in quel revival vintage che ha inflazionato la scena degli ultimi tre, quattro anni.
Un basso sinistro ed inquietante apre la song “Depths” una canzone molto particolare sia per la lunghezza (8 minuti) che per la struttura, alcune idee in questo brano si avvicinano alla genialità mostrata dai Kreator negli sperimentali “Renewal” e “Cause for Conflict” tuttavia l’impostazione del cantante Domecost è diversa e molto personale.
La quarta song dallo strano titolo “Em” è molto tecnica e proprio per il fatto di essere molto intricata e pretenziosa risulta essere la meno immediata del lotto ed a mio modesto parere il punto debole di questo ottimo Ep; “1926” è un breve interludio strumentale strettamente collegato alla finale “The Beginning” anche in questi brevi momenti la band mostra la propria fantasia compositiva ed il proprio gusto della melodia particolarmente elevato.
Ultimo brano vero e proprio è quindi l’oscura “Land with no Future”: qui siamo in presenza di un sound più canonico ed in linea con i dettami più classici del genere, giunge alle mie orecchie qualche leggera influenza di Thrash tedesco e la cosa non può che farmi estremo piacere essendo un amante del genere.
Tanto di cappello agli Evil Never Dies, alfieri di un genere sempre troppo bistrattato nel capoluogo campano: le band che a Napoli suonano Thrash si contano sulle dita di una mano (Evil Never Dies, Annihilationmancer, i riformati Kontra e per certi versi anche gli sperimentali Dresda Code recensiti qualche mese fa su queste pagine).
I veri amanti del genere si procurino questo disco senza esitazioni.