1. Good Clean Fun
2. Under the Same Sky
3. Get Ready for War
4. Dialogues of a Love Lost
5. Imminent Slaughter of Irrational Shitheads
6. An Elegy
7. Death and Taxes
8. The Descent
9. Forest Fury
10. Anger Spent
11. Last Shot
1. Good Clean Fun
2. Under the Same Sky
3. Get Ready for War
4. Dialogues of a Love Lost
5. Imminent Slaughter of Irrational Shitheads
6. An Elegy
7. Death and Taxes
8. The Descent
9. Forest Fury
10. Anger Spent
11. Last Shot
Dalla terra conosciuta sopratutto per i Behemoth, arrivano anche i thrashers Neuronia, nati nel 2003 e giunti con “Under The Same Sky” al terzo full-lenght.
La band polacca guarda insistentemente al metal statunitense, sfuriate thrash si fondono con l’hardcore, andando però anche a ricercare un certo tipo di melodia, sempre un po’ oscura ed acida, un qualcosa che mi viene da accostare a sonorità post-grunge, quando queste non si impreziosiscono di accenti che fanno rivenire in mente anche approcci melodici alla S.O.A.D.
Le chitarre sfornano riff muscolari e talvolta sconfinano, insieme alla batteria martellante, anche nel metal più estremo, mentre il vocalist Maciej Nawrot trova il giusto compromesso tra un vocione potente, che se non fosse così (troppo) filtrato, mi ricorderebbe un po’ il Chuck Billy più ruvido, prendete l’attacco frontale dell’opener o della stessa title-track, e momenti più melodici, di cui accennavo prima, che sanno molto di anni ’90, penso a “Get Ready For War”, così come a “Dialogues Of A Love Lost”.
Anche le chitarre spesso danno vita a dei soli melodici composti con gusto, questi ultimi più vicini al vecchio thrash degli anni ’80 (“The Descent”, la bella strumentale in crescendo di “Forest Fury”), ma l’approccio dei Neuronia rimane saldo al metal moderno, con quel tocco di reminiscenze che non guastano.
“Under The Same Sky” è un disco ben fatto, sia dal punto di vista della produzione (al netto dei filtraggi vocali), sia dal punto di vista compositivo, con diversi ingredienti messi insieme, che i Neuronia hanno attinto qui e li ma che hanno anche saputo rielaborare in qualcosa di abbastanza personale, a tratti un filo ripetitivo e con qualche pezzo un po’ buttato in mezzo frettolosamente (“Anger Spent”), ma in generale parliamo di un disco pienamente sufficiente e piacevole.