01. Palindromia
02. Beyond Dreams
03. Leave Me Here
04. The Gate Of Time
05. Feel Alone
06. Dear Amy
07. Human Factory
08. No Devil Lived On
01. Palindromia
02. Beyond Dreams
03. Leave Me Here
04. The Gate Of Time
05. Feel Alone
06. Dear Amy
07. Human Factory
08. No Devil Lived On
La copertina di “Palindromia”, C.D. di debutto dei Fatal Destiny, è stata disegnata da Felipe Machado Franco (Blind Guardian, Rage). L’artista ci accompagna in un mondo antico, si evince dal mappamondo sulla sinistra e dagli affreschi sul soffitto, e di cultura come suggerito dai vecchi tomi in primo piano. Fatal Destiny si forma nel 2011 per opera di Nicolò Dalla Valentina (bt) e Andrea Zamboni (vc). A loro si uniscono il bassista Filippo Zamboni e il chitarrista Riccardo Castelletti. Per il C.D. è stato scelto come collaboratore il tastierista italo americano Alessandro Bertoni. Se i ringraziamenti all’interno del libretto mostrano una certa sinergia con i Killing Touch: Andrea ringrazia Michele Luppi mentre Filippo ringrazia Giorgio “JT” Terenziani come insegnanti, musicalmente a mio avviso, si può parlare di un suono che, tanto per rimanere in Italia, Richiama quello dei romani DGM. E’ chiaro sin dalla introduttiva “Palindromia”, che le tastiere non rivestono un ruolo da semplici comprimarie. Per avere prova della perizia tecnica dei cinque ragazzi basta avventurarsi nei meandri di “Beyond Dreams”ed è così che, angolo dopo angolo, si scoprono progressioni di tastiere e chitarra, la voce, e il ritmo serrato di basso e batteria. “Leave Me Here” è il brano che in un C.D come questo ad alto tasso compositivo, fa comunque la differenza. Incedere pomposo, controtempi, velocità e melodia sono la perfetta risultante di quello che è il Progressive Metal. Se cercate la versione aggiornata e moderna dei seminali Yes la trovate in “The Gate Of Time”. Dopo quattro brani al top arriva un momento più rilassato e meno “intricato” che ha il nome di “Feel Alone”. Non prendetevela a male ma questo pezzo mi ha lasciato un senso di “incompiuto” forse perché, come detto, è semplice e facilmente fruibile. Se devo prendere una canzone per elogiare Andrea Zamboni scelgo “Dear Amy”. In questo caso l’ugola va a toccare alte vette dimostrando di essere a proprio agio su tonalità quasi proibitive. Naturalmente tastiere e chitarra non mancano di svolgere un ottimo lavoro. “Human Factory” va di controtempi sincopati che è una bellezza e rilancia il potere straripante delle tastiere, e del piano, che governano su tutto e tutti. “No Devil Lived On” è una semplice outro “giocata” su titolo palindromo e con voce al contrario. Non mi rimane che esortarvi ad ascoltare “Palindromia”: resa sonora di buon livello, validi strumentisti e un Progressive Metal di stampo non noioso sono al vostro servizio, non fateveli scappare.