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Terrorfront: Metallo dalle profondità del Vesuvio Terrorfront: Metallo dalle profondità del Vesuvio Hot

Terrorfront: Metallo dalle profondità del Vesuvio

recensioni

titolo
“We Don’t Come In Peace”
etichetta
Lupus Niger Productions
Anno

 

 

01. Intro

02. Human Decline

03. Voices

04. The Sons Of Radiations

05. Necroslut (Bestial Mockery cover)

opinioni autore

 
Terrorfront: Metallo dalle profondità del Vesuvio 2016-03-20 09:58:34 Corrado Franceschini
voto 
 
3.5
Opinione inserita da Corrado Franceschini    20 Marzo, 2016
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Napoli: la città dei paradossi che suscita sentimenti contrastanti. E’ qui, dove regnano i cantanti neomelodici, che possiamo trovare gruppi come i Terrorfront. Il sole caldo e l’allegria del Sud questa volta devono fare i conti con il gelo e la tetra notte. I quattro partenopei non usano tatto e sottigliezza ma, con una copertina che ricorda quella di “Panzer Division Marduk” e un titolo come “We Don’t Come In Peace”, rendono note a tutti le loro belligeranti intenzioni. Formati nel 2012 da Ogre alla voce (Machine Of Hate e Nofuck), fuoriuscito dopo la pubblicazione dell’ E.P. e sostituito da Illness, e Wolf al basso (Machine Of Hate, Gort, Vita odiosa, Mort Spei) i Terrorfront, da non confondere con gli omonimi ungheresi e sloveni, completano la formazione con Bastard O. alla chitarra e Nothus alla batteria. Il gruppo si dichiara influenzato da Desaster, Aura Noir e Bestial Mochery tanto che di questi ultimi, trova posto tra i cinque pezzi dell’E.P. la cover “Necroslut” tratta da “Evoke The Desecrator” del 2013. Alle influenze citate mi permetto di aggiungere gli Slayer di “South Of Heaven” che fanno capolino in qualche passaggio strumentale. Dopo di ciò che ho detto, non vi aspetterete il classico gruppo patinato e con una produzione cristallina no? In effetti, i cinque brani dell’E.P. sono dedicati ai cultori di un suono puramente underground e ho la netta impressione che questo sia l’intento primario del gruppo: rimanere negli oscuri meandri del sottosuolo per poi colpire chi si addentra nei sentieri del ritmo. Se sul fattore produzione, missaggio e mastering esprimo le mie riserve, sotto il profilo puramente musicale devo dire che d’idee i Terrorfront ne mettono in campo in maniera più che sufficiente. Dopo “Intro”, una canzone di 127 secondi costituita da campionamento di battiti e tastiere, si passa a “Human Decline”. Il suono potrebbe essere quello di un primordiale demo tape dei Destruction, Possessed o di gruppi simili, con un Black Metal veloce e oscuro corroborato da cambi e cadenze. “Voices”, con la sua marcia mefitica, emerge direttamente dal sottosuolo, dove era rinchiusa, per poi prendere la strada della velocità. La batteria guerrafondaia e pesante di Nothus fa da segnatempo per “The Sons Of Radiations” un pezzo dove, ancora una volta, i Terrorfront dimostrano di non arrancare in terreni piatti e monotoni. A chiudere “We Don’t Come In Peace”, come accennato, troviamo “Necroslut”. Se da un lato sembra che la band abbia curato di più il suono cercando di rendere il giusto tributo ai Bestial Mockery, dall’altro c’è da dire che la cattiveria del brano nella sua versione originale rimane ineguagliata. Se siete veri cultori dell’estremo vi consiglio l’ascolto di questo E.P. In altri casi non lo trovereste di vostro gradimento.

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