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Gli Asphyx non deludono. Mai. Gli Asphyx non deludono. Mai. Hot

Gli Asphyx non deludono. Mai.

recensioni

gruppo
titolo
Incoming Death
etichetta
Century Media
Anno

Line Up:
Martin van Drunen - vocals
Paul Baayens - guitars
Alwin Zuur - bass
Stefan Hüskens - drums

Tracklist:
1.Candiru
2. Division Brandeburg
3. Wardroid
4. The Feeder
5. It Came from the Skies
6. The Grand Denial
7. Incoming Death
8. Forerunners of the Apocalypse
9. Subterra Incognita
10. Wildland Fore
11. Death: the Only Immortal 

opinioni autore

 
Gli Asphyx non deludono. Mai. 2017-01-15 19:02:01 Daniele Ogre
voto 
 
5.0
Opinione inserita da Daniele Ogre    15 Gennaio, 2017
Ultimo aggiornamento: 15 Gennaio, 2017
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Inutile negarlo: c'era una certa attesa riguardo questa decima fatica dei leggendari Asphyx, per svariati motivi. In primis perché dal loro ritorno, nel 2007, grazie a due ottimi album come "Death... the Brutal Way" e "Deathhammer" gli Asphyx hanno finalmente raggiunto lo status che compete loro, ossia quello di uno dei gruppi principali della scena Death Metal europea. Anzi, possiamo tranquillamente affermare che adesso sono LA Death Metal band in Europa. Altro motivo di questa impaziente attesa è stato l'abbandono dello storico batterista e fondatore Bob Bagchus e il domandarsi come se la sarebbe cavata il suo sostituto. Fortunatamente a sostituire uno dei membri fondamentali degli Asphyx è arrivato il tedesco Stefan "Tormentor" Hüskens, che molti già conoscono e apprezzano per i suoi Desaster. Sono dunque state vane tutte queste aspettative su "Incoming Death" degli Asphyx? Ma neanche per il c***o!

Come ovvio non ci si deve aspettare dal colosso olandese uno stravolgimento del proprio stile: il Death/Doom che per la maggiore va nel Centro Europa, Olanda soprattutto, è praticamente una loro invenzione, un marchio di fabbrica distinguibile tra mille, inconfondibile. Quindi, seppur qualche accenno più melodico qua e là lo si ritrova, per merito o colpa, a seconda di come la si vede, soprattutto della militanza di Baayens negli Hail of Bullets, la sostanza non cambia: blast beats banditi, slow, mid e up tempos come se piovesse, un incedere potente e letale, marziale, apocalittico, sulfureo. Tutto quello che ha fatto degli Asphyx quello che sono, insomma. Soprattutto, e da cantante estremo non posso non menzionarlo, l'inconfondibile ugola di Martin van Drunen, con quello stile marcio che solo lui e mr. John Tardy sono capaci di rendere al meglio.

Se con i primi due pezzi, "Candiru" e "Division Brandeburg" gli Asphyx decidono di sparare le prime cartucce più veloci e violente, subito decidono di rientrare nei loro canoni con "Wardroid", la traccia più Doom dell'intero lavoro, e la mastodontica "The Feeder". Arrivati al quinto pezzo, il quinto consecutivo assolutamente incredibile, ci si rende definitivamente conto di come Paul Baayens, principale compositore degli Asphyx, sia in un totale stato di grazia: songwriting ispiratissimo, con riff che fanno letteralmente scuola, da far ascoltare ed imparare a chi decide di suonare questo genere. "The Grand Denial" è, assieme al secondo singolo "Forerunners of the Apocalypse", il momento più alto del platter: slow e mid-tempos che imperano su di un pezzo che vive il miglior momento melodico del disco grazie all'assolo di Baayens; l'incedere marziale e sulfureo della prima parte può sembrare il montare della lava in un vulcano, con l'accelerazione che arriva a metà canzone che è la vera e propria eruzione, per poi rallentare di nuovo (l'incedere distruttivo e mortale della lava). Tra i due pezzi sopraccitati abbiamo il primo singolo estratto: la title-track, song più corta e per certi versi "semplice" del lotto. Per "Subterra Incognita" si può spendere un solo aggettivo: mortale. Una testo post-apocalittico, un mondo ormai morto che si presenta con le parole "In sinister labyrinths/A world deep down below/Live the tunnel dwellers/The people known as moles/Network of forsaken caverns/Extensive catacombs/Compounds of several thousand/Who went down called it home". Penultima gemma di "Incoming Death" è "Wildland Fire", non il miglior pezzo dell'album (come detto questo traguardo spetta all'accoppiata "The Grand Denial"-"Forerunners of the Apocalypse"), ma di sicuro quello dove l'ispirazione di Paul Baayens raggiunge il proprio apice, grazie ad un riffing-work STRE-PI-TO-SO. Chiusura d'album che spetta infine alla lunga suite "Death: the Only Immortal", manifesto finale di un album totalmente perfetto.

E per l'appunto, "Incoming Death" è un album perfetto in ogni singola componente. Non si può che dare merito, ad esempio, a Dan Swanö per il suo incredibile lavoro di produzione: i suoni sono chiari e potenti, ma non sminuiscono di una virgola il marciume cui gli Asphyx ci hanno abituati. Come avrete avuto modo di vedere attraverso le recensioni che ho già fatto delle molte ristampe della Vic Records, questo particolare stile Death/Doom è forse il principale genere suonato in Olanda, ma "Incoming Death" va a marcare ulteriormente un punto importante. Ossia: ci sono tanti gruppi Death/Doom; e ci sono gli Asphyx. Unici, inimitabili. Signori e padroni della scena Death Metal europea.

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20
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