Line Up:
Piotr Wawrzeniuk - bass, vocals
Uffe Samuelsson - guitars
Perra Karlsson - drums
Tracklist:
1. Lamentation
2. Sperpent Bloody Serpent
3. Nightflyer
4. Erlkoning
5. December Morning
6. Disillusions
7. Chasing the Oblivion
8. Monolith
Terzo album per gli Svedesi Serpent... 17 anni dopo averlo registrato. Aveva senso per un lavoro tanto noioso?
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opinioni autore
Come da titolo, sono passati 17 anni tra le registrazioni di "Trinity", terzo album dei doomsters svedesi Serpent, e la pubblicazione dell'album tramite Vic Records. La band, formata nel 1993 e scioltasi non si sa quando, vede tra le sue fila in quest'album l'ex Therion Piotr Wawrzeniuk (basso e voce), il batterista dei Destroyer 666 Perra Karlsson e il chitarrista Uffe Samuelsson, mentre facevano parte della formazione fondatrice Lars Rosenberg (Entombed) ed Andreas Wahl (Therion). "Trinity" è, come detto, il terzo album per il trio scandinavo, preceduto da "In The Garden of Serpent" (per la Radiation Records, sub-label della Nuclear Blast) e "Autumn Ride".
Il genere proposto dai Serpent è un Doom Metal classicissimo, sullo stile, per capirci, dei Saint Vitus. Suoni cupi, pesanti, in un certo qual modo ciclici, con una produzione in cui si sente che c'è la sapiente mano di Dan Swano... E questo è forse tutto quel che ho da dire su quest'album, credo. Per quanto il Doom rientri tra i generi che bene o male ascolto, anche se non è propriamente in testa alla mia lista, quest'opera ha un che di anacronistico. E sinceramente non credo solo ora, nel senso che se fosse uscito già all'epoca, e stiamo parlando del 1999, comunque sarebbe stato un album per certi versi "stantio". Vero che ultimamente c'è stata una riscoperta di sonorità settantiane, vedasi i Ghost tanto per fare un esempio, ma i loro lavori e quello di bands con un sound simile hanno comunque qualcosa che li fa risultare attuali. E, mi spiace, non è il caso dei Serpent. Più volte ho ascoltato "Trinity" prima di buttare giù queste righe e la sensazione non è mai cambiata: una noia assurda. Sarò io ormai abituato ad altre cose, ma pezzi, lunghi anche, come "December Morning" e, soprattutto!, "Erlkoning" non s'affrontano. A salvarsi, a mio avviso, è la sola "Chasing the Oblivion".
La Vic Records ha il merito costante di far riscoprire tante bands che, per la maggiore, si sono poi sciolte intorno alla fine dei 90's. Tra le tante buone uscite dell'etichetta olandese, quindi, non credo che sia valsa la pena produrre anche quest'album, che magari potrà anche piacere ai tanti amanti di queste sonorità. Anche se ad esser sincero, qualche dubbio anche su questo mi resta.