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Un passo falso per gli Aborym, i quali questa volta imitano invece di guidare. Un passo falso per gli Aborym, i quali questa volta imitano invece di guidare. Hot

Un passo falso per gli Aborym, i quali questa volta imitano invece di guidare.

recensioni

gruppo
titolo
Shifting.Negative
etichetta
Agonia Records
Anno

LINE-UP

Fabban - Programming, Modulars, Synths, Vocals

RG Narchost - Guitars (additional)

Davide Tiso - Guitars

Dan V - Guitars, Bass

Stefano Angiulli - Synths, Keyboards

 

 

TRACKLIST

1. Unpleasantness

2. Precarious

3. Decadence In A Nutshell

4. 10050 Cielo Drive

5. Slipping Through The Cracks

6. You Can't Handle The Truth

7. For A Better Past

8. Tragedies For Sale

9. Going Places

10. Big H

 

opinioni autore

 
Un passo falso per gli Aborym, i quali questa volta imitano invece di guidare. 2017-03-19 14:47:18 Davide Pappalardo
voto 
 
2.0
Opinione inserita da Davide Pappalardo    19 Marzo, 2017
Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 2017
Top 50 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Gli Aborym sono un gruppo che ha sempre fatto discutere, che ha cambiato spesso pelle e suono, passando dagli albori black metal verso territori sempre più elettronici e sperimentali, salvo poi addentrarsi anche verso sfere psichedeliche e dalle tinte più rock, avvicinandosi con il penultimo “Dirty” verso lidi legati al sound industrial metal/rock di matrice americana. Ora il progetto sembra aver portato agli estremi questa fase, presentando con “Shifting.Negative” un disco che riprende molto, sia nei suoni e nel songwriting, sia nelle vocals, del Trent Reznor più malinconico e decadente, riportandoci quindi ai Nine Inch Nails di metà e fine anni novanta.
Troviamo quindi pulsioni elettroniche e vocals striscianti scosse da riff nervosi, come nell'apertura offerta da “Unpleasantness”, dove non mancano ritornelli filtrati dal tocco melodico e nasale, elementi che ritroviamo nel singolo “Precarious”, dall'incedere lento e dalla narrativa sonora che sembra fare il verso alla storica “Hurt” dei NIN, pezzo che ha ricevuto un maggior successo dopo esser stato reinterpretato da John Cage, ed un po' in tutto il disco; non mancano cavalcate roboanti come “10050 Cielo Drive”, che gode anche di pause meditative, e pestoni elettronici come “You Can't Handle The Truth”, con il suo andamento quasi alla Godflesh e le sue accelerazioni in loop.
Il risultato complessivo? Purtroppo non molto convincente. Molti pezzi si assomigliano fin troppo ed il tutto suona come derivativo e spesso troppo addomesticato, anche in confronto dei riferimenti usati, per non parlare del passato della band fatto di dischi come “With No Human Intervention”, dove la caratura della commistione tra elettronica e chitarre era di ben altra qualità; le drum machine sanno fin troppo di software, ed i riff in loop di “copia&incolla”, non pestano e non tagliano, problema spesso insito in molti epigoni di questo genere, i quali dimenticano il lato fisico del suono portato in auge da Ministry, Godflesh, Young Gods, Nine Inch Nails, ed altri. Non un'evoluzione in positivo, per un progetto che sembra aver perso identità e direzione, laddove invece in passato aveva sempre segnato una propria strada; tendenza già presente nel disco precedente, ma qui purtroppo fin troppo evidente. Non il posto migliore per incominciare con i Nostri, e forse a malincuore il migliore dove finirla, salvo sorprese insperate in futuro. Per ora rimpiangiamo gli Aborym che furono.

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